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Fernando Proce: “Quella volta in cui mi rapinarono prima di andare in onda…”

Capacità di intrattenere, una buona cultura musicale, una voce c.d. radiofonica. Sono queste le tre caratteristiche che un buon conduttore radiofonico deve avere. E senza ombra di dubbio, Fernando Proce, speaker da quando aveva soli 10 anni, sa coniugare in maniera eccellente tutte e tre queste doti. In onda da lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12, su R101 in “Procediamo”, Fernando nella sua carriera ha collezionato numerosi premi, dalle Cuffie d’oro al Telegatto speciale come più bella voce della radiofonia italiana al Dance Award come migliore dj animatore italiano. Lo abbiamo incontrato negli imponenti studi di Radio Mediaset e ci ha raccontato i trucchi del mestiere.

Fernando, iniziamo dalla domanda più facile, ma nello stesso tempo anche più difficile: cos’è la radio per te?

La radio è la mia vita, è una parte di me: io non ho potuto decidere di fare radio in età consapevole perché ero un bambino, avevo solo 10 anni e, dopo 40 anni, sono ancora qua. Sai Matteo, io ho avuto il privilegio di fare la radio, nel vero senso della parola: noi andavamo sui tetti a montare l’antenna e a scegliere la frequenza e poi andavamo giù a parlare. Oggi si creano le web radio ma è tutto molto meno romantico!

Ti viene riconosciuto da tutti la tua grande capacità di fare intrattenimento. Come è stato andare in onda ogni giorno e cercare di portare leggerezza nei periodi di pandemia?

 

A settembre festeggerai il tuo secondo compleanno su R101…

 

Cosa succede se una mattina non hai voglia di fare radio?

Guarda, una mattina ho subito una rapina dell’orologio. Ero in macchina a Milano e ricordo l’ansia, la paura, il nervoso e la rabbia perché alla gente non importava nulla. Ero convinto di non farcela ad andare in onda. Ma quando parte la sigla…è magia.

Mi hanno sempre colpito i tuoi “Che Dio ci accompagni” o “Grazie a Dio” nei tuoi programmi…

Sai, ho fatto il chierichetto fino a tarda età. Poi ho rimesso in discussione tutto, ho letto il Corano, mi sono avvicinato anche a Buddha. Nel corso della vita qualche dubbio l’ho avuto, ma il chierichetto che ho in me ha avuto la meglio! Sono contento e coerente con la fede e credo sia una cosa giusta ringraziare Dio di poter vivere.

La radio mantiene sempre il suo ruolo primario, nonostante i nuovi mezzi di comunicazione…

E’ un momento di grande trasformazione e metamorfosi, ma la radio rimane sempre un elemento di grande compagnia. Sai, non ci sono solo quelli che la sentono in auto: molti la vivono per combattere la solitudine. Si sta spalmando ormai tutto sul telefono, c’è un cambiamento dal punto di vista della fruizione ma io sono convinto che la radio continuerà a mantenere quel senso di mistero e di compagnia non invadente: puoi fare qualsiasi cosa mentre la ascolti.

Infine, puoi dare dei consigli a coloro che hanno il sogno di lavorare in radio?

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