Basta l’entusiasmo con cui svela i retroscena del suo ultimo album, “Black Pulcinella”, per trasmettere più di qualsiasi altra parola l’importanza che Clementino riserva a un lavoro intimo ed elaborato, pubblicato venerdì 29 aprile.
Quindici tracce che svelano il lato più oscuro del rapper, bravo a farsi accompagnare in un progetto così personale dalle rime di vecchi amici e stelle emergenti, per ottenere un insieme di sonorità fresche e per molti versi riconducibili allo stile che portò Clementino al successo.
Cosa puoi raccontarci di questo album?
Come fai a mantenere un equilibrio, anche nel linguaggio, tra la televisione e l’hip hop?
Una delle mie principali fonti di ispirazione è Will Smith, tralasciando l’episodio dello schiaffo a Chris Rock. È un personaggio che parte dalla musica rap, poi si sposta in tv con il Principe di Bel-Air e infine arriva al cinema. Ovviamente lui è un maestro e io sono un semplice allievo, però ho cercato di mettere insieme un po’ di cose e farlo. Inoltre considera che il mio mainstream è la tv, i programmi che faccio, quindi nella musica posso permettermi di continuare a fare ciò che mi piace senza dover per forza riuscire a piacere a tutti. È un disco che mi piace tantissimo e che sicuramente suonerà tanto anche per le sue sonorità. Diciamo che il mio rap non è quello con il cappotto a New York, bensì quello con la camicia a fiori sotto il sole di Los Angeles… in questo caso sotto il Vesuvio.
Nella produzione dell’album ti ha aiutato l’alternanza tra Italia e America?
Assolutamente sì, il mio tipo di rap preferito è quello che nasce a Los Angeles, con la battuta in levare che arriva in leggero ritardo. E appartiene un po’ anche a noi napoletani, come disse Troisi: “Scusate il ritardo”. Questo stile mi fa impazzire e tutti i miei rapper preferiti provengono da lì, come Snoop Dogg, Dr. Dre, Kendrick Lamar, The Game. Mi piace il rap del mare. Invece dall’altro lato c’è un rap più dritto.
Si sente che ti sei divertito tanto a fare questo album
Tantissimo. Ho fatto quello che volevo senza costrizioni, cosa che non è mai avvenuta, anche se a volte ti chiedi se sia necessario fare qualcosa solo per arrivare a un risultato. Come dice Toni Servillo nel film “La grande bellezza”: “Arrivato a una certa età mi sono scocciato di fare cose che non mi va di fare”. Perciò io ora faccio solo quello che mi piace. Questo non significa che non sia stato così anche con i dischi precedenti, però mi sono sempre lasciato trascinare dalle regole del gioco. Adesso invece sono quello che le rompe.
Visto il seguito che hai, le puoi anche imporre…
Sì, diciamo che in un periodo in cui tutti fanno una cosa, io cerco di andare nella direzione opposta. Ho cercato di riportare il rap-comedy, riprendendo un po’ quello che faceva in maniera ironica Eminem nel brano “My Name Is”, dove si vestiva di altri cantanti. L’ho rifatto nel singolo “ATM”, che per i miei numeri ha avuto un grande successo perché tutti hanno ritrovato il vero Clementino, senza dover per forza fare delle cose precise. Insomma, ecco qua il mio rap.
E come ti senti nel non pubblicare le altre ottanta canzoni che vengono scartate?
Male, malissimo. Però è giusto far uscire solo il meglio e prendersi le giuste pause; è importante respirare, dato che io sono iperattivo per natura, un sagittario ascendente sagittario.
Come vivi il riavvicinamento fisico ai fan dopo la pandemia?
In realtà c’è sempre stato. Quando sono tra i ragazzi che ascoltano le mie canzoni è sempre un piacere, bisognerebbe fare delle statue d’oro a chi ti segue. Per me è molto importante concedere autografi, selfie, foto. Sono contento che ora ripartiamo con gli instore, così potrò riabbracciare tutti, e poi anche i concerti che andranno avanti fino a settembre.
Da dove nasce l’idea del videogioco per annunciare le collaborazioni dell’album?
Io sono onorato di avere uno staff fantastico. Ired, il regista di tutti i miei videoclip degli ultimi anni, ha ideato con i suoi collaboratori questa genialata, in cui saltando sulle casse si scoprono le collaborazioni. A volte ci penso e non capisco come facciano a stare dietro a tutte queste cose così belle.
Sei un grande appassionato di teatro e non è un caso il tuo riferimento a Pulcinella, che cosa dobbiamo aspettarci per il tour?
Sicuramente deve avere a che fare con Pulcinella. Abbiamo delle idee però dobbiamo aspettare l’annuncio ufficiale di tutte le date e poi cominceremo alla grande. Sul palco porterò il nuovo album, i miei pezzi storici e anche tanto freestyle. Non vedo l’ora di lanciarmi tra la gente, perché non si poteva proprio vedere un concerto rap con il pubblico seduto, con le mascherine.
Che sogni hai nel cassetto? Potremo vederti al cinema, proprio come il tuo idolo Will Smith?
Sì, ora esco con tre film. Uno è dedicato alla vita di Ferruccio Lamborghini, con il premio Oscar Bobby Moresco, dove io interpreto Mario, un operaio della fabbrica. Poi ho fatto “Uomini da Marciapiede”, un film comico con Albanese, Ruffini, Pannofino. E infine stiamo lavorando con Trudie Styler, la moglie di Sting, a un documentario su Napoli, dove io ho messo in rima tutta la storia della città dalla fondazione, 21 dicembre (giorno del mio compleanno), fino ai giorni d’oggi. Ti dico solo che Sting ha fatto una foto con la mia maglietta…
Per quanto riguarda un mio sogno, oltre a quello di continuare a stare bene e a lavorare, vorrei poter lasciare un vero segno sulla Terra. Quando non ci sarò più mi piacerebbe che la gente possa ricordarsi di me, semplicemente questo.
Cos’è per te la musica?
Verità. La musica è verità.
Alessandro Ventre