Sound On

Monia presenta Come Vimini, un brano per riflettere sull’amore

Dopo la vittoria al Festival di Castrocaro nel 2005, le partecipazioni al Festival di Sanremo, le numerose esperienze televisive e una serie di importanti esibizioni in Italia e a livello internazionale, l’avventura di Monia Russo passa dal nuovo singolo, Come Vimini. In un brano che fonde R&B e pop, l’artista sanremese racconta l’amore e si sofferma su quanto, troppo spesso, tale esperienza venga distratta da paranoie infondate. Ma come spiega la stessa cantautrice a “Sound On”, la canzone appena pubblicata è solo l’ultima tappa di un percorso ancora lungo fatto di passione, impegno e autenticità.

 

Iniziamo dal tuo ultimo singolo, Come Vimini.
Si tratta di un brano nato circa un anno fa e si basa su un’esperienza autobiografica, stavo vivendo un momento particolare della mia vita che poi mi ha portato a questa canzone. Parla di una storia d’amore molto intensa e molto forte dal punto di vista emotivo e intimo, al punto da portarmi a un’aspettativa pazzesca che però non viene rispettata. Spesso quando viviamo determinate relazioni tendiamo a lasciarci travolgere da tante paure o paranoie che potrebbero bloccarci e non lasciare che la storia evolva come si vorrebbe. Perciò ho utilizzato questa metafora dei vimini, un materiale che quando viene elaborato diventa robusto e resistente, ma allo stesso tempo intrecciato proprio come le complicazioni mentali che non ci permettono di vivere tutte le emozioni in maniera serena.

 

Che tipo di processo fai con la musica? Ti accompagna mentre vivi determinate relazioni oppure è un’elaborazione che arriva alla fine di un percorso?
La seconda opzione, perché mentre sto vivendo qualcosa di particolare faccio veramente fatica a realizzare ciò che sta succedendo e ci metto sempre un pochino a elaborarlo. Magari da un punto di vista musicale il mio stato d’animo rispecchia la melodia che produco, però la concretezza soprattutto nel testo arriva in un secondo momento. Con il mio collaboratore Fabio Fornaro si parla della situazione vissuta e da lì elaboriamo le bozze personali o lavoriamo a partire da idee condivise.

 

Quindi la musica può essere considerata una sorta di cura?
Assolutamente sì, per me è sempre stata così dalle piccole alle grandi cose. Da quando ero piccolina mi capitava di vivere delle situazioni o dei pensieri particolari e l’unica cosa che mi permetteva di tranquillizzarmi o riflettere era data dalle cuffiette nelle orecchie. La considero un punto di riferimento per affrontare con lucidità ogni condizione.

 

Come Vimini lo hai presentato paragonandolo a un viaggio: se dovessi raccontare il tuo percorso nella musica, come sarebbe?
Ne ho fatti diversi, anche perché ho iniziato a cantare quando ero ancora piccola. Ammetto che la vita mi ha portato ad affrontare esperienze molto forti sin da giovane e se da una parte sono stata fortunata per questo, dall’altra è complicato quando non si ha ancora la piena consapevolezza di ciò che si fa e a spingerti è solamente la passione. Se ripenso al Festival di Castrocaro, a cui ho partecipato quando ero solo una ragazzina, mi rendo conto di quante cose all’epoca non riuscivo a vedere.
Ho fatto tanti viaggi, insomma, con tanti alti e bassi che oggi mi permettono di capire quanto per me sia importante la musica e come non potrei farne a meno.

 

Quali sono le mete che vorresti ancora raggiungere?
Ce ne sono tante, a partire dal desiderio di firmare un nuovo contratto discografico perché mi autoproduco e avrei bisogno di concretizzare al cento per cento il lavoro di tutta la squadra. E poi raggiungere i miei sogni più grandi, cantare in uno stadio, partecipare di nuovo al Festival di Sanremo e possibilmente vincerlo, ci sono tantissime cose che vorrei ancora fare e dato che c’è ancora tanto tempo mi auguro di riuscirci.

 

E nell’immediato cosa possiamo aspettarci?
Ho appena chiuso un nuovo singolo che uscirà in estate. Non c’è in previsione un album, perché sarebbe troppo difficile e faticoso con le condizioni attuali. Mi sto concentrando sulla voglia di scrivere dei brani che possano permettermi di andare avanti e, autoproducendomi, che possano essere supportati anche economicamente.

 

Iniziando a fare musica da giovane, come si fa poi a restare al passo con i tempi?
Questo è un tema fondamentale, perché non è semplice risultare eclettici e trasformarsi, che non significa snaturarsi ma iniziare a fare qualcosa che non pensavi ti appartenesse e che invece può fare al caso tuo.
Mi hanno insegnato a non seguire più di tanto le tendenze del momento, ma a fare quello che si sente dentro perché l’autenticità è l’unica cosa che non passerà mai di moda. E poi c’è un riciclo davvero veloce e prima o poi ritornerà quello che ti piace e per cui ti sei tanto battuto, con delle vesti moderne e attuali. Seguire le mode senza mantenere la propria identità è troppo rischioso e non porterebbe a nulla.

 

Hai detto di aver trasformato in musica le esperienze importanti che vivi sulla tua pelle. Al contrario, ti chiedo se entrare in determinate situazioni diventa poi una necessità per fare musica.
Vorrei dirti di no, ma in realtà è così. L’artista di per sé è abituato a prendersi delle pesanti porte in faccia e ciò che ti fa andare avanti sono i traguardi soddisfacenti che ti fanno capire di essere sulla strada giusta. Effettivamente quando non si vivono delle emozioni molto forti per un po’ di tempo, anche musicalmente si perde qualcosa. Almeno per me vale così.

 

Quali sono gli artisti con cui vorresti collaborare?
Ce ne sono tantissimi e alcuni sono già miei amici, quindi prima o poi riusciremo a lavorare insieme. Ma ti dirò di più, a me piace creare una rete di contatti, tendo a condividere molto con le persone e poter condividere la mia passione più grande con altri mi spingerebbe ad accettare qualsiasi collaborazione.

 

 

Exit mobile version