Presentata l’8 novembre, presso Ristorante Torre – Fondazione Prada durante un evento esclusivo, Aurora è la nuova talent agency pronta a valorizzare il talento e l’originalità riportando il focus sul mondo della content creation. Fondata proprio da un content creator, Giovanni Brugnoli, sui social @sayrevee Aurora Talent Agency nasce con l’obiettivo di mettere in contatto le menti più creative, con marchi e aziende desiderose di promuovere la loro presenza online e offline, il tutto attraverso l’aiuto di chi opera già da tempo in prima persona nel settore dell’influencer marketing e della comunicazione. Con un approccio consapevole delle esigenze dei content creator e dei brand ad essi affini, Aurora si posiziona in una fascia di mercato che supera i confini del canonico approccio agency-centrico per approdare in una nuova realtà totalmente creator-centrica. Il fondatore Giovanni Brugnoli ci ha raccontato in esclusiva il suo progetto.
Ciao Giovanni, tu sei sia Content Creator che fondatore di Aurora. Come concili i due ruoli?
È la domanda più bella. Il mio ruolo all’interno di Aurora, oltre a quella che può essere la logistica e l’organizzazione complessiva di quella che è un’azienda, è quello di essere la mente creativa, che è la cosa che stimola anche me a livello di content creator. Quindi diciamo che non si contraddice, non c’è una sovrapposizione di effetti e di tempistiche. Tutto quello che realizzo per il mio ruolo, al di là di amministratore delegato, è quello di seguire tutta la direzione artistica dei progetti dei content creator, diciamo che è la cosa un po’ più dietro le quinte e che fa proprio perno rispetto a quello che faccio anche io nella mia vita da content creator.
In che modo Aurora valorizza il talento e l’originalità, riportando il focus sul mondo dei content della content creation?
Aurora porta il focus sul mondo della content creation e dei content creator in particolare. Per la prima volta esiste un’agenzia che mette il content creator al centro di quelle che sono le sue progettualità e dei suoi percorsi. Nel senso che è il talent a decidere dove vuole andare, in che modo vuole andare, come vuole andarci, ma soprattutto è trasparente nei confronti di tutti quelli che sono i processi. I progetti coi brand vengono scritti direttamente dai talent insieme a noi. I talent sono a conoscenza di tutto quello che succede dietro le quinte. Normalmente nel mercato le talent agency è come se venissero viste un po’ come il sole e i talent come i pianeti che ruotano attorno. In questo caso invece la visione è un attimo diversa: abbiamo tanti piccoli sistemi solari dove, al centro, come il sole, abbiamo i nostri content creator e noi come persone e come strumenti che ruotiamo attorno ai content creator. Quindi è proprio un diverso mindset che riguarda questo nuovo mercato e una nuova visione di come dovrebbe essere impostato proprio.
Come mai è stato scelto il nome Aurora?
Il nome della nostra agenzia deriva da “Aurora”, la dea dell’alba. Il nostro logo rappresenta Eos, dea dell’alba nell’antichità greca, sorella di Elio (Sole) e Selene (Luna), che li accompagna al momento dell’alba e del tramonto, così come noi accompagniamo content creator e brand. L’aurora è per noi quel fascio di luce che va dal verde baleno al blu notte, che dipinge la volta celeste al momento dell’alba con tutte le sue peculiarità, tutte quelle sfumature che rappresentano la diversità dei nostri content creator.
La mission è rendere, da una parte, i content creator protagonisti di un mercato onesto, vero e professionale, dall’altra di supportare i brand nella creazione di campagne performanti, innovative e studiate in funzione delle singole piattaforme e dei loro linguaggi. Con una squadra di esperti alla quale si è aggiunta di recente Sarah Falchi come direttore commerciale e una rete di content creator, Aurora promette di portare innovazione e creatività nel panorama del talent management e dell’influencer marketing.
Ai nostri microfoni anche il content creator Luca Sironi.
Come è nata la collaborazione con Aurora?
Quando ho iniziato avevo diverse proposte dalle agenzie, però erano sempre molto istituzionali ed essendo un mondo un po’ particolare ero molto spaventato, quindi ho preferito rifiutare, aspettando l’occasione giusta che mi desse quella sicurezza che cercavo. Ho conosciuto Giovanni in primis in veste di content creator, gli ho scritto per fargli i complimenti per il suo lavoro, per i video che faceva. Successivamente ho scoperto che aveva un’agenzia ed è stato bello iniziare a lavorare insieme, essendo anche lui un content creator mi sono sentito al sicuro fin dall’inizio. Mi ha detto “dai proviamo, vediamo come va” e non ho mai più cambiato, è andata bene.
Tu sei copywriter, sceneggiatore, videomaker delle tue stesse creazioni. Da dove nascono le idee per i tuoi contenuti e come li realizzi?
Va molto a periodi, ultimamente sto cercando di avere più metodo possibile. Solitamente le idee mi vengono o sotto la doccia o di notte, nel dormiveglia prima di andare a dormire, le chiamo “notti creative” perché so già che poi passerò tutta la notte a scrivere video che poi raccolgo e decido di organizzare. In una seconda fase che chiamo di “struttura”, dove appunto organizzo tutte le idee che mi sono venute in modo istintivo e spontaneo, le organizzo in un video con uno script, con un copione. Tendo molto di più a puntare sulla qualità, quindi scarto moltissime idee e sono anche un pochino perfezionista.
Quindi quanto lavori a un singolo video?
Di recente sono usciti i video che ho pensato, scritto e registrato in un anno. In questo caso, per esempio, sapevo che sarei andato in Namibia o in Lapponia, quindi avevo già pensato a che riprese avrei potuto fare lì, aspettando poi il viaggio successivo solo per un singolo video. Ci tengo tanto, perché poi è quello che il mio pubblico apprezza: lo sforzo, l’impegno e la qualità che posso portare. Penso che sia una cosa che mi può diversificare, mentre ci sono persone che fanno video bellissimi, però in casa oppure con un solo cellulare, io scelgo di registrare con la videocamera, di avere un cameraman, di utilizzare le location, i costumi eccetera per appunto distinguermi, a mio modo.