Presso l’Auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Violino, il compositore e violinista Alessandro Quarta ha presentato, in prima mondiale, la sua nuova Opera, I Cinque Elementi: Terra, Acqua, Aria, Fuoco ed Etere.Un tripudio di applausi per dieci minuti interminabili e standing ovation di un pubblico travolto dalla sua musica “tridimensionale” che non lascia scampo. Alessandro Quarta scardina col suo violino ogni resistenza, lasciandoci senza fiato e “nudi” con i nostri interrogativi, i nostri dolori e le nostre gioie, ma non ci lascia soli: lui suda, balla e piange, dialogando con il suo violino che sono le sue braccia, le sue dita, la sua anima. Il Maestro ha voluto condividere la gioia del presentare al mondo “questo figlio”, quest’Opera tanto amata con l’eccezionale pianista Giuseppe Magagnino, l’Orchestra Bruno Maderna diretta dall’istrionico Danilo Rossi con una “magica” penna rossa.
Da questo, ritenuto eterno, immutabile e per i Greci, anima del mondo nonché bellezza assoluta, il compositore ha trovato “la strada” la motivazione ad un’Opera grandiosa che lascerà nella musica un segno indelebile:
“Il Quinto elemento mi ha dato la ragione per scrivere, “vomitando” tutto quello che avevo dentro. Una forma di ringraziamento personale per tutto quello che ho: il bello e il tragico della vita. Sentivo la necessità di scrivere qualcosa di importante e quest’Opera di cinquanta minuti, è impegnativa, forte, ma mi rappresenta appieno. I Cinque Elementi ha una trama, con un inizio ed una fine e una visione oggettiva per ogni elemento; ognuno con la sua bellezza, ma anche con gli aspetti negativi, di timore che lo accompagnano. È un bisogno di urlare musicalmente, la mia gioia e la mia preoccupazione tutta; i Cinque elementi sono parte di me: Fuoco che mi pervade quando suono, Acqua fluida come la musica, Terra che ho necessità di sentire, attraverso il palco, sotto i piedi. L’Aria delle note, lo spazio tra loro e ogni volta che apro gli occhi, li rivolgo al cielo, all’Etere”
L’Opera in realtà è composta da sei tracce, perché a introdurre i Cinque Elementi c’è la Creazione senza la quale ci sarebbe solo il nulla; un lavoro di ricerca e introspezione, attraverso la quale l’artista ha compreso come siano sostanza del suo essere, come gli abbiano dato forza e anima:
“Nella scrittura di ciascun Elemento ho vissuto fortemente la fase della Creazione che dal buio, mi ha permesso di vederne i colori in un’esplosione, di luce e mistero, che mi ha introdotto all’interno dell’Opera. Chi ascolta avrà l’opportunità di farla propria, secondo i propri dubbi, il proprio credo, vedendola e interpretandola dal suo punto di vista. Ho immaginato Terra, come una anziana signora, una dama di classe che ha molto da raccontare, con pacatezza e un po’ di malinconia, il suo accordo il do minore. Acqua nasce dalla mia terra, Otranto, la Porta d’Oriente più importante del Mediterraneo, la prima a vedere il Sole. Ogni volta che mi affaccio sul suo mare ne sento il profumo mediorientale. Tutto parte dall’Africa, da una goccia che nasce nel deserto e in un crescendo da brividi, diventa torrente e poi fiume finendo poi, nel mare; questo non è solo calmo e pacato, ma onde giganti e tempeste oceaniche e fa ritorno, da dove è partito, l’Africa. Le note e il loro crescendo ci lasciano nel cuore la consapevolezza della sua importanza e il rischio evidente, della sua preoccupante assenza: il suo accordo, Mi bemolle maggiore. Aria è il movimento, la danza delle fronde che mi parla dell’aria, che è respiro, un Elemento che ci tocca da vicino, apparentemente meno importante, ma fondamentale. Non solo uragano, ma respiro. Non ha colore, non la vediamo ma è dentro di noi e fuori di noi. La foglia sembra cadere, ma viene sollevata ancora e ancora per fare ritorno all’albero e tornare vita, come il respiro. Tre accordi, tre motivi: Mi minore, Sol maggiore, Si maggiore. Fuoco nasce con un tango cubano, in La minore, per il fuoco dell’Eros che alimenta la vita, quello della sessualità; ma anche quello che brucia che devasta dei fulmini, dei vulcani, degli incendi e quello infernale, demoniaco, che lascia lo spettatore senza respiro. La minore l’Eros, Re minore il demoniaco. La fine del Fuoco dà l’idea che l’Opera sia conclusa con gli ultimi tre minuti che sono devastanti, sia per me che per chi ascolta; invece, a chiudere l’Opera, c’è l’ultimo Elemento, Etere in Re bemolle maggiore”.