Tour, progetti e basket: il mondo di Ghemon non conosce confini

Dalla genesi delle sue canzoni, che spaziano dal rap a generi più melodici, all’analisi delle diverse arti comunicative, definite come vari mezzi di trasporto da poter utilizzare a seconda delle proprie esigenze, senza tralasciare la grande passione per il basket e la sua preziosa collezione di sneakers.

Nonostante il lockdown dovuto alla pandemia, Giovanni Luca Picariello, in arte Ghemon, non ha smesso di lavorare e anzi, anche nel periodo di isolamento ha saputo trovare nuovi stimoli per colmare l’irrefrenabile bisogno di comunicare e raccontarsi, fino all’esperienza dell’ultimo Festival di Sanremo, il secondo di una carriera che vanta già sette album all’attivo. Quando lo incontriamo a poche ore dall’inizio del suo “E vissero feriti e contenti tour 2021”, si presenta allenato ed entusiasta per questa nuova avventura, senza nasconde la voglia di riabbracciare i fan e condividere con loro le canzoni che hanno visto la luce negli ultimi due anni.

 

 

Da grande appassionato di basket quale sei, non possiamo non partire dall’attualità e chiederti un commento sull’Italia, nuovamente alle Olimpiadi dopo 17 anni dall’ultima volta.

 

Te la senti di sbilanciarti per Tokyo?
La scaramanzia mi impone di non farlo, però già il fatto di esserci è una cosa felice e soprattutto, come stiamo vedendo con la Nazionale di calcio agli Europei, ci rende orgogliosi dello spirito. Se la sono giocata di bravura, non come si dice di solito degli italiani, che puntano alla furbizia.

Il tuo tour ha una pausa proprio nel periodo delle Olimpiadi…
Faccio un appello alla Federazione, se hanno un posto sull’aereo per Tokyo io ci vado, mi faccio piccolo piccolo e sto lì. Non pretendo di entrare in campo.

Passando invece al tour di quest’estate, cosa dobbiamo aspettarci dallo spettacolo, ma anche dal pre-spettacolo, visto che in passato ci hai abituati a trovate originali?
Avendo fatto due dischi molto ravvicinati, uno uscito ad aprile 2020 (“Scritto nelle stelle”, ndr) e l’altro uscito subito dopo Sanremo a marzo 2021 (“E vissero feriti e contenti”, ndr), finalmente posso far vivere queste canzoni che dal vivo non sono mai state eseguite. Quella sarà la parte importante della scaletta, con una band per una parte rinnovata. Abbiamo provato molto, mi piace allenarmi in modo da entrare in forma gara: per me tutto quello che faccio è sempre una metafora sportiva.
Il pre-spettacolo non lo so ancora, perché soprattutto sui social le idee mi vengono così all’improvviso, quindi potrei fare qualcuna delle mie stupidate nei prossimi giorni.

A proposito di ripresa, hai pubblicato due dischi in poco tempo pur essendo una persona che trova ispirazione dalla quotidianità. Cosa significa scrivere in una situazione di totale isolamento, come una pandemia?
Anche lì ovviamente ce n’è di materiale, ti vengono in aiuto tutte le esperienze che hai fatto nella vita. E poi le interazioni cambiano, perché abbiamo avuto meno contatto di persona, però attraverso i mezzi tecnologici ci sono state tante interazioni, anzi ho parlato con persone che non sentivo da una vita ed è stata una maniera per ritrovarsi con qualcuno che avevo perso. Quindi è servito per raccontare un altro genere di emozioni. Quando tu non vivi, fai una vita in cui non c’è nessun genere di contatto con il mondo esterno, vivi poco e c’è poco da raccontare. Ma per me anche il lockdown, che è stata una pausa, è comunque stata vita intensa.

Parlando delle tue canzoni, che spaziano dal rap a brani più melodici, come le costruisci? In base a cosa decidi su quale genere puntare?

 

Parlando di percorso ti chiedo i prossimi passi: dove va Ghemon?
Ghemon prova a imparare a non pensare sempre di sei o sette anni in avanti, ma anche di preoccuparsi del giorno che sta vivendo. Crescendo provi a non stare sempre e solo proiettato nel futuro, ma anche nel presente, quindi devo dire la verità, ho tanta voglia di fare questi concerti. Dopo, i progetti nella mia testa sono tantissimi, ma qualche decisione più concreta la voglio prendere una volta che sarò riuscito a portarmi a casa queste emozioni, avrò ritrovato la gente, tutto ciò che è rimasto in pausa per un po’.

Fai musica, hai sperimentato la stand-up comedy, hai scritto un libro: ci sono dei livelli di comunicazione che non hai ancora affrontato ma in cui ti piacerebbe cimentarti?
Sì, tantissimi. Qualsiasi cosa che mi stimoli a imparare e a utilizzare quello a cui sono portato naturalmente, comunicare in generale. Ho fatto la radio, dei podcast, mi è capitato anche di cimentarmi come attore, ma non è mai diventata una cosa più concreta. Anche in questo caso si tratta di altri mezzi di locomozione per me, non li vedo come alternative alla mia carriera, ovvero non significa che da domani smetto di fare il cantante per fare il comico. Mi piace l’idea che le possibilità siano tante, sarebbe bellissimo recitare in teatro. La vita è una, se fossero tante le farei sicuramente tutte. Io mi ci butterò a capofitto, se poi arrivano anche sorprese o se qualcuno mi chiede di fare, sono uno che si butta.

Tutto questo nasce dal bisogno di dire qualcosa?
Assolutamente sì. Contrariamente a quello che si può pensare di chi fa un mestiere come il mio, nasce dall’esigenza di dire qualcosa e non dall’esigenza di apparire. Se potessi esistere solo sul palco e sparire dalle altre situazioni lo farei con grande piacere, perché nella vita di tutti i giorni mi piace essere Gianluca e basta. Però sono uno che ha da dire delle cose.

Hai parlato spesso di metafore sportive. Anche le attività come la corsa o la palestra ti aiutano nella creatività o sono solamente uno sfogo?
Mi aiuta in una cosa che altrimenti non riuscirei a fare, ovvero mettere ordine nella testa perché quando stai correndo – lavorativamente parlando – sei talmente pieno che non c’è mai il tempo di sederti per fare ordine tra i vari progetti. Quando c’è più ordine, inevitabilmente riesci ad avere più spazio per la creatività, perché riesci a staccare dalle cose concrete.

Meglio corsa o palestra?
Corsa. Qualche anno fa ti avrei detto il contrario, perché la corsa è uno stato mentale che devi saper apprezzare.

In un’intervista abbastanza recente ti sei sbilanciato dicendo che volevi vendere o regalare qualche paio di sneakers: come è andata?
Vendere no, mi interessa l’idea di regalarle alle persone giuste, però questo significa prendere in mano tutta la mia collezione, capire cosa sarebbe giusto sacrificare. Per adesso non ho questo tempo, però è una cosa che cercherò di fare perché non sono una persona che tende ad accumulare a tutti i costi per sé. La collezione è una collezione però ho quell’istinto, sono una persona che regala tanto ad amici, parenti, ragazzi della band. Condivido molto, senza la condivisione non c’è gusto.

Cosa condividi oggi delle tue esperienze a Sanremo? Tu hai partecipato tre volte, la prima hai collaborato con Roy Paci e Diodato, mentre in altre due edizioni sei andato come cantante in gara.
Ti stravolge un po’ la vita, ma è una settimana molto divertente, non la riesco a definire in un’altra maniera. L’ho vissuta con i risvolti lavorativi, ma come una pacchia, nel senso che tutti hanno l’attenzione sulla tua musica, su quello che stai proponendo. In fondo si fa musica per esigenza di comunicare, ma anche per andare incontro agli altri e quello è un posto dove si può fare. Poi mi porto a casa il lungomare, molto bello.

Al Festival aiuta l’esperienza?
Ci sono solo più punti di riferimento che possono aiutarti a essere più tranquillo, ma è sempre strano, una centrifuga.

Infine, la domanda di rito della nostra rubrica: cosa significa per te la musica?
Tutto. Se non accendo la musica non parte la macchina, soprattutto metaforicamente. Non ho altre maniere per definirla.

Rimane il mezzo di comunicazione preferito?
Sicuramente, ma anche se non dovessi più esprimermi attraverso la musica, o se dovessi smettere perché scopro di essere un bravissimo attore non potrei vivere senza ascoltarla.

 

Di seguito le date del “E vissero feriti e contenti tour 2021”:

8 luglio – Roma, Cavea Auditorium Parco della Musica
11 luglio – Pistoia, Pistoia Blues   (Il concerto inizierà alle 22.30 per lasciare spazio alla finale di Euro 2020 tra Italia e Inghilterra)
13 luglio – Trieste, Trieste Loves Jazz Festival
17 luglio – Bitonto (Ba), Luce Music Festival
21 luglio – Orvieto, Orvieto Sound Festival
23 luglio – Torino, Flowers Festival
21 agosto – Lecce, Luce Music Festival
22 agosto – Camigliatello Silano (Cs), Be Alternative Festival
1 settembre – Servigliano (Fm), NoSound Fest
2 settembre – Imola (Bo), Imola in Musica
3 settembre – Milano, Circolo Magnolia

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