Dai suoi esordi al suo ruolo ad “Amici”, passando per un’analisi del mercato musicale italiano in tempo di pandemia fino a…le flessioni di Adriano Celentano: il noto produttore discografico si racconta a 360 gradi.
Tiziano Ferro, Jovanotti, Francesco Renga, Elisa, Gianni Morandi, Biagio Antonacci. Sono solo alcuni degli artisti (scelti tramite estrazione per non offendere nessuno!) che compongono la lunga lista di big della musica prodotti da Michele Canova Iorfida. Classe 1972, nato e cresciuto a Padova ma da 10 anni residente a Los Angeles, Michele vanta un’ampia carriera come produttore (come non ricordare l’intera discografia di Tiziano Ferro fino al 2017), che affianca a quella di co-autore e di talent scout. Lo abbiamo incontrato (ahimè in collegamento video) e ci ha svelato molti retroscena del suo mondo.
Michele, come sta cambiando il mercato musicale italiano alla luce anche della delicata situazione che stiamo vivendo?
La pandemia in Italia ha portato ad una accelerazione della sparizione del mercato fisico (cd) che, già in fase di pre-pandemia stava sparendo, andandosi ad equiparare all’America e ai mercati del primo mondo. Fino a 5/6 anni fa il peso era ancora del 40/50%. Mi ricordo che quando mi trasferii in America 10 anni fa, gli americani rimanevano sorpresi dei numeri importanti di cd venduti in Italia. Ora invece il mercato fisico conta il 10 % e gran parte è tramite Amazon (che digitalmente ti vende un prodotto fisico come un cd o un vinile). Il mercato digitale quindi è il “luogo” principale dove si consuma la musica e il 2020 ha portato quasi all’azzeramento del mercato fisico in Italia. In America invece la situazione è differente perché i numeri erano già questi e il poco mercato fisico che rimaneva erano le edizioni speciali (come il regalo a Natale o l’edizione limitata di un’artista).
Ovviamente su questa situazione molto influisce l’assenza di concerti…
Il concerto è una parte importante per gli artisti, non dico che un disco è realizzato solo per pubblicizzare un concerto ma siamo molto vicini se guardiamo le cifre. E quindi capisci che non potendo farli, molti artisti tendono a non realizzare neppure il disco o a ritardare quello in lavorazione perché non può ottemperare al ruolo di veicolo promozionale per i concerti. Questo ha privilegiato tra l’altro dei generi musicali che non fanno conseguire all’uscita del disco un concerto, ad esempio il mercato dell’hip-hop, dove a meno che tu non sei Travis Scott ed inventi il concerto su Fortnite, non fai gli stadi. Quindi lo sviluppo di un nuovo artista è stato accelerato, perché un artista non ha subito bisogno di un mercato live.
Nonostante il panorama non sia positivo, tu comunque ti sei dato molto da fare…
Sì, io in piena pandemia ho deciso di aprire un’etichetta discografica, Canova Rec, così da dare spazio ad artisti giovani che non avevano uno sviluppo discografico precedente. Questa idea è nata dal volermi espormi molto di più sui social durante la pandemia. Ci siamo infatti tutti trovati di colpo chiusi in lockdown a ricreare dei mini-studi di registrazione per poter continuare a lavorare. Ho iniziato dunque a realizzare dirette su Instagram (che continuo a fare con cadenza settimanale) dando la possibilità a persone qualsiasi di cantare sulle mie canzoni. Nel picco ne ricevetti ben 500. Su Spotify si cominciò a creare una mini-serie di canzoni. Dopo la nascita dell’Etichetta indipendente, arrivò Graziano Ostuni di Polidor che mi offrì un contratto di distribuzione. Fu il primo a vedere qualcosa in ciò che stavo creando. Da agosto 2000 siamo distribuiti Universal e ciò ci ha permesso di strutturarci un po’ di più. Canova pro è invece una specie di ombrello che racchiude tutte le attività social che faccio: ho intervistato ad esempio molti discografici italiani e le interviste sono disponibili sulle varie piattaforme.
La tua carriera invece come nasce?
Nasce da una passione per la musica classica (violino e pianoforte) poi capisco però che non è la mia strada. Mi appassiono alla tecnologia e ai videogiochi: comincio ad innamorarmi dei vari linguaggi di programmazione e unisco la musica con l’informatica. Inizio dunque ad usare queste macchine con mezzi di fortuna usati, non avendo chissà quali budget (una piccola batteria elettronica costava 3 milioni e 800mila lire, per cui santa mia madre che decise di investire parte dei suoi risparmi per costruirmi un piccolo studio di registrazione!). Ho dunque l’opportunità di lavorare con professionisti come Maria Maionchi e Alberto Salerno. Dopo esserci conosciuti mi presentano diversi nuovi artisti tra cui Tiziano Ferro che aveva già provato a proporre la sua musica. Io ho prodotto l’intera sua discografia tranne l’ultimo disco e così nasce la mia carriera: grazie ad un grandissimo talento brillante e grazie al suo successo, io inizio a lavorare con tutti gli altri artisti con cui ho lavorato.
Ci racconti un aneddoto di qualche artista?
Celentano mitico. Una persona sempre positiva in studio, sempre appassionata come fosse il primo giorno che fa musica. Curiosa al punto tale che si crea dei manuali dove scrive meticolosamente a mano come si creano delle cose con il software per non disturbarci più e a casa fa i composite delle voci da solo. E poi un artista con un’energia da vendere: mentre facevamo “C’è sempre un motivo”, a mezzanotte, stanchissimi dopo una giornata di lavoro, Adriano ha cominciato a fare le flessioni in studio!
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E quest’anno ogni sabato ti abbiamo visto ad “Amici di Maria De Filippi”…
Mi sono divertito un casino ad Amici. Conoscevo Maria da diversi anni, eccezionale. Senza la passione non farebbe la mole di lavoro che fa. Ha una predilezione per la musica (anche perché nel suo inizio lavorativo aveva sfiorato questo mondo) oltre ad avere un fiuto incredibile come talent scout. Lei mi ha sottoposto alcuni artisti prima della stagione per vedere cosa ne pensassi. Ci vede meglio di molti discografici! Per me è stata fantastica. E mi sono proprio divertito nello scegliere i brani e nel produrli. E non pensavo di poter fare una cosa del genere a distanza, vivendo a Los Angeles ma ha funzionato tutto bene.
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Un consiglio per i giovani che vogliono intraprendere questa carriera?
Non c’è mai stato un periodo storico come questo in cui i Tools sono a portata di tutti a costo zero. Non c’è più nessuna scusa per non imparare a produrre e a suonare uno strumento. Una volta che si ritiene che la propria musica abbia un livello sufficiente per poter essere commercializzata, basta iscrivere ad un sito (su Spotify ad esempio) la propria musica e la promozione digitale è veramente semplice (attraverso Facebook, Instagram…). Se uno ha passione si deve confrontare con la tecnica.
E infine tuoi progetti futuri?
Sto attivamente lavorando ad un mio disco: cosa mai fatta in vita mia. Non ho mai fatto un disco mio. Sarà con Sony music e stiamo in fase di scelta delle canzoni e delle collaborazioni. Nel giro di sei mesi massimo, sentirete una canzone che avrà come nome dell’artista Canova.