Vale Lambo lancia Weom: “In questo singolo racconto le dinamiche del mio quartiere”

Un nuovo brano nato per raccontare le dinamiche belle e brutte che ruotano attorno al quartiere in cui è nato e continua ad abitare, ma anche l’approccio alla scrittura, il rapporto con i fan e una gavetta che non ha risparmiato rifiuti e delusioni. Valerio Apice, in arte Vale Lambo, si racconta a tutto tondo a SoundOn in occasione dell’uscita di “Weom”, brano che sancisce la collaborazione con Sony Music Italy/Columbia Records Italy. Una canzone lanciata a meno di un anno di distanza dal secondo album ufficiale, “Come il mare”, che presentava importanti collaborazioni come Luchè, Carl Brave, MadMan e Lele Blade.

 

 

Partiamo dal tuo nuovo singolo, Weom, che annuncia una collaborazione importante con Sony Music Italy/Columbia Records Italy
Sì, abbiamo firmato da poco questo nuovo contratto. È una nuova avventura e siamo partiti bene, con il piede giusto, con questo singolo che è street.

Come nasce una canzone come Weom?
Io abito a Secondigliano e nel mio viale c’è sempre un viavai di belle macchine, con motori preparati eccetera. E a volte sono molto fastidiose. Un giorno mi trovavo a casa del mio produttore ed è nata l’idea di riprendere il suono “weom” in un pezzo. Abbiamo fatto il beat e io ho esposto nel testo  tutte le dinamiche che girano attorno al mio quartiere, belle e brutte che siano.

Tra l’altro è un suono onomatopeico, facilmente riconducibile all’automobile
È proprio il motivo per cui abbiamo deciso di lasciarlo come titolo della canzone.

 

 

Tu nella musica hai fatto la vera e propria gavetta. Come si accettano le famose porte in faccia?
Io le ho prese sempre come insegnamento, cosa che faccio ancora oggi. Mi alzo sempre la mattina con l’idea di fare di più, qualcosa di nuovo, senza arrendermi. Però, tornando al discorso legato a Secondigliano, anche il contesto in cui sono nato e cresciuto mi ha aiutato. Si chiude una porta e si apre un portone.

Ti aiuta anche la consapevolezza di portare avanti i sogni di chi ti sta attorno e crede in te? Vederti andare avanti può essere un aiuto anche per loro…
La mia famiglia e i miei amici mi stimolano a portare avanti questo sogno, perché vedo che non sono l’unico a crederci. All’inizio, però, non è così, perciò deve partire tutto da te. Se sono qui è grazie a loro, ma anche in parte grazie a me, che sono il primo a crederci.

Questo crederci quante volte è stato messo in discussione nel corso della tua carriera?
Mi è capitato quando sono iniziate ad entrare in gioco dinamiche di numeri, di vendita. Non nego che mi sono chiesto chi me lo facesse fare, perché io volevo fare la mia musica. Però questo dipende molto dall’etichetta: alcune ti chiedono numeri, altre lasciano esprimere la tua arte e concedono più spazio.

E ad oggi, alla luce della nuova collaborazione con Columbia, questo rapporto con le vendite come lo vivi?
Ti dico la verità, con Columbia c’è stata subito empatia e trasparenza. Io sono un po’ diffidente su queste cose, però è stato tutto molto istintivo: io volevo fare uscire Weom, loro erano molto entusiasti. Ovviamente io sono contento di portare numeri a loro, ma non ho vincoli di vendite.

 

 

Restando legato al discorso scrittura, so che tu fatichi a lavorare da solo e spesso vai a casa del tuo produttore o di qualche amico per trovare l’ispirazione giusta. Dato che hai pubblicato un album alla fine del 2020 e adesso lanci un nuovo singolo, mi chiedevo come avessi fatto a lavorare così tanto durante il lockdown?
Non lo so nemmeno io. Durante la quarantena avevo una sorta di luce che mi illuminava e mi diceva di scrivere. I produttori mi mandavano i beat e io lavoravo, senza sapere dove prendessi ispirazione.

Credi che sia cambiato il tuo approccio alla musica con la pandemia?
Forse ho imparato a gestirmi da solo e a contare su me stesso, dato che il Covid ha un po’ diviso tutti i rapporti.

A proposito di questa divisione, come vivi il rapporto con i tuoi fan?
Sento il loro affetto, anche se ridotto perché mi piace molto il rapporto fisico. Ho sempre fatto live e dj-set. Non sono molto social, quando posso rispondo alle domande e interagisco, ma confesso di aver vissuto un po’ male questa situazione.
Anche il nuovo singolo ha avuto un sacco di feedback positivi e i fan sono vicini, però con i locali chiusi non sei consapevole di come sta andando veramente.

Quanto aspetti il ritorno sul palco?
Tantissimo!

Cosa dobbiamo aspettarci in futuro?
Sto lavorando a un disco nuovo, però è ancora aperto. Voglio pensarlo bene, ecco.

L’ultima domanda, di rito per la nostra rubrica: cos’è per te la musica?
Ti rispondo con la mia definizione classica: per me la musica è libertà di essere.

 

 

Alessandro Ventre