Inoki presenta il repack “Nuovo Medioego”: “Avevo bisogno di raccontare questo periodo”

Ha messo l’analisi dell’io al centro di un progetto particolarmente profondo e quando ha avvertito l’esigenza di aggiungere un secondo capitolo al lavoro, non ha esitato a produrre nuovi brani. Il risultato finale è racchiuso in “Nuovo Medioego”, il repack firmato da Inoki uscito venerdì 12 novembre.

Sei nuove tracce, tre inedite e tre remix, che vanno ad aggiungersi a quanto proposto a gennaio con l’album “Medioego”, per dare vita a ben 24 tracce che comprendono anche importanti collaborazioni, tra cui Ghemon, Nayt, Samuel e Nerone.

 

 

Cosa intendi per medioevo?
Intanto l’età in cui sono, un po’ di mezzo. E un po’ anche a causa della pandemia, di questo sbalzo di umore globale che c’è stato e che ci ha portati a una sorta di medioevo, in cui siamo tornati indietro invece di andare avanti, facendoci correre per due anni in una gabbia come dei criceti.

 

Secondo te, da un punto di vista umano, il lockdown ha avuto solo aspetti negativi, oppure è servito anche per un lavoro di introspezione?
All’inizio sì, adesso io non vedo uno spiraglio di luce in questa storia. La vedo come una psicopatia globale, quindi credo serva una grossa psicoterapia di gruppo in questa fase.

 

Tu invece come hai trovato aiuto in questo progetto?
Mi ha aiutato a buttare fuori tutta la negatività che c’era dentro e anche a ricercare la poesia che non trovavo più, a ricercare un po’ di luce tramite la musica.

 

 

Il contesto ti ha spinto a intraprendere questo tipo di percorso intimo?
Sicuramente questa solitudine e questo isolamento mi hanno riportato all’intimità. Ci siamo guardati dentro, però lo abbiamo fatto un po’ troppo finché non è diventato un problema. Dopo essermi guardato dentro quattro volte, ci trovo il male anche se non c’era.

 

In un lavoro di questo tipo come si fa a coinvolgere altri artisti?
Ho cercato di aprirmi, di renderlo meno intimo e più adatto alla condivisione. Anche perché adesso incomincia ad essere il momento in cui bisogna tornare a condividere le emozioni, la vita, la musica, la poesia.

 

 

Domenica 21 novembre ci sarà un evento per presentare l’album dal vivo: cosa puoi anticipare?
Non posso dire molto, ma all’Apollo ci saranno degli ospiti belli e grossi. E speriamo che questa data sia l’inizio di un nuovo percorso anche sui live, leggi permettendo.

 

Quanto ti sono mancati?
Io ho sempre vissuto con quelli, erano dieci anni che vivevo solo di live. Tutta questa situazione mi ha traumatizzato completamente e adesso è un po’ come ritornare in bicicletta, però su una bicicletta nuova, perché è assolutamente cambiato tutto e non credo che le cose torneranno come prima. Non vedo questa prospettiva, anche se vorrei che tornasse meglio di prima.

 

Da un punto di vista musicale, invece, cosa dobbiamo aspettarci?
Stanno nascendo dei nuovi progetti che non posso anticipare, però arriveranno alcune cose e ce ne sono in particolare due in cantiere.

 

Ti ho fatto una domanda sul futuro e mi piacerebbe guardare anche al tuo passato: avendo una carriera importante e corposa alle spalle, hai dei rimpianti o delle cose che faresti in maniera diversa? O, perché no, anche dei passaggi di cui piace vantarti.
Non me la sento di vantarmi di niente. Ho vissuto per anni nei rimpianti ed è una cosa che non voglio più assolutamente fare. Il passato lo lasciamo lì dov’è, lo mettiamo nel bagaglio che portiamo e che è abbastanza pesante ad ogni trasloco che faccio. E ci proiettiamo nel futuro.

 

 

Come si fa a rimanere sempre al passo con i tempi?
Per me la musica non ha tempo, io non vivo la tendenza del momento. Vivo le vibrazioni, per me ogni giorno è un giorno diverso, perciò domani mi sveglio vedo cosa c’è in giro, prendo il buono e cerco di cavalcarlo.

 

 

Alessandro Ventre

 

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