Lucia Rubedo: apertura internazionale per la talentuosa soprano

Appuntamento da non perdere il prossimo 28 settembre,  dalle ore 15.00,  al Lux Art House di Massagno, distretto di Lugano,  in Via Giuseppe Motta 67.

Sarà la volta della cerimonia finale di svolgimento dello  Switzerland Literary Prize, da oramai quattro anni prestigioso premio culturale della Svizzera, nato dall’esigenza di accomunare le popolazioni di tutto il mondo, condividere emozioni e valorizzare le culture linguistiche.Un punto d’incontro dove mettersi in gioco in un paese dalla forte connotazione, storica, culturale e paesaggistica. L’iniziativa vedrà sul podio – oltre a scrittori e  letterati risultati tra i vincitori dei premi in palio e provenienti da svariati luoghi esteri –  anche autorevoli personalità provenienti dalle varie branche della Cultura, del Giornalismo, dell’Arte, dell’Imprenditoria. Tra gli assegnatari di questa edizione di premio, troveremo la soprano Lucia Rubedo, che abbiamo già  incontrato in passato.  Insieme a lei, anche nomi come quelli di  Valeria Ancione (alla Carriera), Clarissa Domenicucci (per ilGiornalismo), Luigi Fontana (Best Seller fuori concorso), Arianna Dalla Zanna (per l’Imprenditoria).

Lucia Rubedo e la Musica, in breve.

« Ho iniziato il mio viaggio musicale da bambina, avvicinandomi allo studio del pianoforte a nove anni, ma è nel canto che ho trovato la mia vera vocazione. Dai primi studi col baritono Giuseppe Riva fino ad ora, il mio percorso è stato un turbinio di passione e dedizione, un viaggio incessante di studi continui che  ho voluto ufficializzare al Conservatorio di Milano,  dove ho conseguito la laurea di secondo livello in canto lirico sotto la guida del soprano Manuela Bisceglie ».

Che professionista ritieni di essere?

« Un’artista sempre in viaggio ed in continuo apprendimento.

Lo studio della musica per cercare l’eccellenza non è finito, continua ancora oggi. Anzi: continuerà fino alla fine della mia vita, perché non si finisce mai di migliorare.

Nonostante i miei studi classici, non mi sono mai focalizzata su un unico genere musicale. Ho sempre ascoltato e amato chiunque, indipendentemente dal genere, avesse qualcosa di forte da dire e da comunicare. Questo mi ha permesso di ampliare i miei confini fino a sentire l’esigenza di voler sperimentare e creare dentro di me forme invisibili, un nuovo modo di cantare e di esprimere quello che sento dentro ».

Come possiamo definire il tuo stile musicale?

« Uno stile di forme cangianti, di luce e di ombra, di metallo luccicante e di morbide piume, di lame taglienti e soffi delicati.

Forme ricche di sfumature e sensazioni che molto presto ho capito essere infinite,  perché  in fondo non si finisce mai di scoprirsi. L’incontro casuale e fortuito con il compositore Fabrizio Campanelli e la mia voglia di evolvere vocalmente ha portato alla realizzazione di ‘Canto’, il mio primo album, uscito il 12 dicembre scorso ».

Riparliamo di  questo ‘Canto’.

« Questo progetto mi ha messa veramente alla prova, ma ho finalmente potuto immaginare un genere che unisce gli aspetti più belli del belcanto e del pop,  senza badare a null’altro che all’espressività e alla comunicazione senza confini. Ritengo che tutto sommato alle persone che ascoltano, dei confini o delle etichette non interessi assolutamente nulla. Ciò che conta è poter entrare in un mondo vitale, che permetta di rispecchiarsi e che catturi. Non è utile obbedire a un canone freddo e vuoto o a una tecnica sopraffina ma distaccata: il fine ultimo penso sia dare tutto se stessi per coinvolgere il pubblico – attraverso l’arte – e  mostrare un mondo che non si vede (ma che si percepisce) attraverso il cuore dell’artista.

‘Canto’, è il risultato di un impegno e una determinazione continua e incrollabile.

Tra le tracce dell’album, spicca un brano inedito che porta il titolo stesso dell’opera, con la musica di Fabrizio Campanelli e le parole di Chiara Dubey.

Accanto a questo inedito, accompagnata al pianoforte da Andrea Napoleoni, ho interpretato dieci brani cover che rappresentano vere e proprie pietre miliari nella storia della musica da film, del musical e del pop. Melodie che,  in breve, hanno lasciato una impronta indelebile nella memoria collettiva ».

Il Premio “Operatic Pop” di Lugano non è il tuo primo riconoscimento in assoluto, ma sicuramente inaugura un percorso internazionale.  Che emozioni provi?

« Le stesse emozioni di questi ultimi mesi da quando è uscito il mio ‘Canto’. All’inizio ero molto preoccupata di non essere compresa come artista. Ancora peggio,  di non arrivare al cuore di chi mi avrebbe ascoltata. Le paure, del resto, fanno parte di ognuno di noi. Ho vissuto comunque il periodo senza aspettative particolari,  ed è stata una scoperta continua vedere come il mio stile musicale abbia iniziato piano piano a ricevere interesse da parte dei social media, delle radio, del pubblico; mi sono capitate così tante belle cose che neanche speravo, inclusi gli altri due premi precedenti a questo.

Dopo il  Premio ‘Voce Rivelazione dell’Anno’ al Teatro Ghione di Roma, e il ‘Premio della Musica’ al Teatro della Regina di Cattolica, adesso gioisco di questo riconoscimento internazionale ».

Insomma, è per te un momento felice.

« Assolutamente sì.  Gli avvenimenti vissuti finora  in questo 2024  mi hanno fatto riflettere tanto sul percorso che un’artista sogna di compiere, e su cosa voglia veramente dire compierlo e realizzarlo. Sento una serena consapevolezza, che si somma alla riconoscenza, e che mi permette forse di mettere a fuoco cosa significhi per me ‘realizzare un sogno’: non è tanto la concretizzazione di un momento preciso, ma è proprio il percorso stesso » .

Ti ritieni una perfezionista?

« La mia ossessione di fare sempre meglio fa sì che non appena raggiunga un obiettivo, stia già cercando di capire come raggiungere quello successivo. Per questo quindi, probabilmente, l’obiettivo ultimo non lo raggiungerò mai. In questo percorso però il mio sogno si realizza ogni volta che canto e qualcuno mi dice ‘mi hai fatto emozionare’; si realizza se faccio sorridere qualcuno, se lo faccio piangere. Il mio sogno non è tanto vincere una qualsiasi competizione, ma trasmettere un sentimento » .

Ti senti realizzata come artista?

« Solo nel momento in cui sento che quello che sto cantando arriva realmente a chi mi ascolta. Questo è già di per sé una grande vittoria: è la vittoria in un sorriso, in una lacrima, in un’emozione, o nel ricordo di un’altra persona.

Il riconoscimento di un talento è quanto di più bello si possa ricevere se questo nasce dalla condivisione con chi ti ascolta. E questa condivisione non è altro che un privilegio: quello di poter compiere un piccolo viaggio insieme con il pubblico come motivazione primaria ».

Quanto ricerchi il successo?

« Poco. Non ne sono particolarmente affascinata, per i motivi che ho appena spiegato. Sono una persona estremamente emotiva, ed ho imparato nel corso della mia vita a far tesoro di quello che ho vissuto e vivo ogni giorno. Le mie emozioni, positive o negative, costituiscono un tassello in più per costruire il percorso che intendo compiere, senza riserve.  Accettando anche le incognite che la strada artistica può riservare ».