Ogni calciatore sogna di sentirla risuonare durante l’ingresso in campo e in molti rivelano di essere cresciuti con quel tormentone nelle orecchie, nella speranza di poter un giorno sollevare al cielo l’ambito trofeo che rappresenta. Se a tutto ciò si aggiunge l’incontenibile entusiasmo dei tifosi, pronti a liberare le emozioni del pre-partita in un “The champions” urlato a squarciagola, ecco che il matrimonio tra la più prestigiosa competizione calcistica continentale e l’inno composto dal musicista britannico Tony Britten si rivela semplicemente perfetto. Stiamo parlando della Champions League, che da quando nel 1992 ha preso il posto della storica Coppa dei Campioni, viene associata a un brano capace di rispecchiare la solennità e l’importanza del torneo.
Per arrivare a un simile risultato, Britten si ispirò all’atmosfera regale rappresentata agli albori del 1700 da uno dei suoi massimi esponenti, George Frideric Handel. Nato ad Halle nel 1685, trascorse la maggior parte della sua carriera a Londra, dove si distinse per i suoi concerti d’organo e le numerose composizioni, tra cui “Zadok the Priest”, nato insieme ad altri tre inni per l’incoronazione di Giorgio II di Gran Bretagna e utilizzato per ogni incoronazione britannica successiva.
Su questa stessa tonalità, Britten ha scritto un nuovo testo contenente frasi in inglese, tedesco e francese (le tre lingue ufficiali Uefa) e che in occasione della finalissima del torneo si arricchisce di un controcanto nella lingua dello stato ospitante, dando vita a tre minuti da brivido per appassionati e non. Stando infatti a una ricerca commissionata dall’Uefa, il 98% degli europei riconosce l’inno della Champions League, presentato per la prima volta il 25 novembre 1992 nei quattro stadi che ospitarono le partite d’esordio della fase a gironi. Oltre all’Ibrox Park di Glasgow, al das Antas di Porto e al Jan Breydel Stadium di Bruges – dove si scontrarono rispettivamente Rangers-Olympique Marsiglia, Porto-Psv e Bruges-Cska Mosca – spicca la presenza di San Siro, teatro della sfida tra Milan e Goteborg. Evidentemente la canzone si rivelò un profetico talismano per i rossoneri, che conclusero la serata con un rotondo 4-0 grazie al poker firmato da Van Basten. La squadra allora allenata da Fabio Capello chiuderà la classifica del Gruppo B a punteggio pieno, piegandosi però al decisivo gol di Boli nella finale vinta 1-0 dall’Olympique Marsiglia.
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Alessandro Ventre