Ricerca, introspezione, fede e maturità sono gli aspetti che emergono nell’ultimo singolo di Momo Wade (già Momoney, ex componente del collettivo The RRR Mob). Pubblicato l’11 ottobre, “L’universo Chiede” è molto più di un semplice brano, in quanto segna per l’artista l’inizio di una nuova avventura dal sound più soul e r’n’b e da una scrittura più attenta agli aspetti personali.
Dopo aver esplorato il mondo del Rap e della Trap, il cantante classe 1989 è dunque pronto a misurarsi in un nuovo viaggio che possa tradurre in musica la sua ricerca interiore e il modo con cui oggi ha imparato a guardare il mondo.
“L’universo chiede” è un brano molto intimo. Come nasce e che percorso hai fatto per arrivare a una canzone così profonda?
Come quasi tutte le mie canzoni, “L’universo chiede” è nata mentre non stavo scrivendo. Mi stavo allenando in piscina e siccome il corpo e la mente rispondono a stimoli reciproci, più mi muovevo più i pensieri andavano veloce. Sono iniziati a venirmi in mente frasi bellissime e, per quando non posso scrivere, la tecnica che utilizzo è scomporre una strofa intera in versi e ripeterli in loop, una frase dopo l’altra, per fissare in testa sia la melodia sia le parole. Così è nata prima la strofa e poi il ritornello.
Poi sono andato a casa, ho registrato nel mio piccolo studio, ho aggiunto qualcosa dove erano rimasti dei buchi, aprendo qualche libro per cercare parole che magari mancano nel mio vocabolario e poter prendere spunto da chi le conosce meglio di me.
Nella mia testa arieggiava il concetto della canzone da un po’ di tempo. Era un periodo di auto-analisi, in cui parlavo molto con me stesso. Spesso cerchiamo qualcuno con cui parlare, ma spesso le risposte arrivano dal silenzio, dall’ambiente che ci circonda. Però bisogna anche essere pronti a parlare con il vuoto, bisogna avere l’orecchio preparato ad ascoltare.
“L’universo chiede” è l’espressione di una fase della mia vita in cui cercavo delle risposte ma ero anche pronto a riceverle.
Io apprezzo molto la solitudine, la vivo più come un’occasione perché siamo sempre circondati dal rumore, dalle opinioni degli altri. Quando siamo da soli secondo me avviene la crescita vera. In quell’occasione credo di aver fatto un passo in avanti nella mia vita e ho voluto prendere appunti e l’ho fatto mettendo le parole in rima. Poi la base mi ha aiutato molto.
Nel brano fai riferimento alla parte migliore di te, ma allo stesso tempo il titolo si rifà a una richiesta che arriva dall’esterno. Come fai a trovare il giusto equilibrio tra le richieste della società e ciò che siamo davvero?
Per le persone religiose, come me, il concetto di universo che parla si trasporta nella concezione di Dio, mentre chi non crede si rivolge alle energie dell’universo. In ogni caso, c’è uno scambio di energie.
Quando dico che mi rivolgo all’universo sto parlando delle preghiere che faccio.
C’è una frase nella canzone: “Anticiperò la grandezza delle mie azioni con parole dolci rivolte verso l’alto”. Vuol dire che prima di fare qualcosa di buono, si prega per quella grandezza. E quindi la risposta che arriva dall’universo, da Dio, è ciò che ci torna indietro. Spesso accade attraverso le persone, i consigli di una mamma, le opinioni ingenue ma sagge di un figlio, può arrivare da tanti posti.
A livello personale sto cercando da un po’ di tempo di discernere tra la verità che cerco e quello che può essere contaminato dal punto di vista di un’altra persona. Do sempre una mia interpretazione e cerco di dare un equilibrio per la mia crescita.
Spesso penso di avere a disposizione un tempo illimitato su questa terra, ma se lo dedico alle cose che non sono importanti è sprecato.
Hai fatto da solo questo processo di crescita o qualcuno ti ha supportato? E come ha inciso la musica che ascolti?
Credo di non essere mai da solo, anche in assenza di persone. So da dove arriva l’aiuto e nel mio caso la musica è la pagina su cui scrivo il risultato dell’equazione.
Mi rendo conto che ascoltare musica di altri è intrattenimento. Si vede solo il risultato finale, la copertina del libro, però ogni artista fa un suo percorso che da fuori è quasi impossibile da conoscere. Posso interpretare a modo mio un cambiamento, ma non posso sapere cosa sia successo a livello intimo. Per quanto anche la mia canzone sia intima, non c’è tutto quello che l’ha scatenata.
Sicuramente gli altri mi possono ispirare, però per il percorso personale posso guardarmi solo allo specchio per trovare tutte le risposte, altrimenti rischierei di interpretare male qualcosa che un determinato artista non vuole nemmeno trasmettere.
In questo tuo cambiamento, quanto ha inciso il fatto di essere diventato padre?
Nella mia crescita, diventare papà ha inciso veramente tanto. Credo sia un cambiamento che riguarda tutti e ognuno di noi lo esprime in modo diverso. Forse un figlio mi ha costretto a fermarmi dal correre dietro a non so cosa, perché quando diventi genitore devi necessariamente adeguarti ai suoi ritmi. I bambini non hanno fretta di imparare, di insegnarti qualcosa, di sbagliare o di godersi le cose. Perciò se cammino al passo di mia figlia vedo cose che prima mi sfuggivano. Mi aiuta a vedere le cose in maniera nuova.
Più per volontà che per caso, ho scelto per vedere il mondo con i suoi occhi e da quando ho iniziato a farlo, ho cominciato a cambiare e sento di essere migliorato, cresciuto insieme a lei.
Come se prima di lei fossi in stallo.
Che progetti hai per il futuro?
Ogni giorno scriviamo un capitolo nuovo della nostra vita, rispecchiando un piccolo upgrade rispetto al giorno prima. Finché continuerò a scrivere canzoni, quelle rappresenteranno il mio percorso.