Con la partecipazione di una orchestra sinfonica di 70 elementi, è appena uscito su tutte le piattaforme digitali il brano inedito L’immensità interpretato dalla soprano crossover Lucia Rubedo con la musica di Gabriele Roberto e il testo di Fabrizio Campanelli che ne ha curato anche la produzione per l’etichetta Candle Studio di Milano.
Dopo la sua doppia partecipazione a Tú sí que vales, il talent show di grande successo in onda in prima serata su Canale 5, tutti hanno avuto modo di scoprire la bellezza della sua voce, e la sua eleganza interpretativa. Il brano esplora la potenza e l’eternità di un legame, di un amore, ma anche di una connessione profonda con se stessi, che sembra andare oltre i limiti del tempo e dello spazio.
“L’immensità” è una canzone per tutti, classica e raffinata, ma moderna al tempo stesso, con uno stile che rimanda alle emozioni del grande cinema e un suono ricco e attuale. Incontriamo Lucia in occasione dell’uscita di questo nuovo singolo, suo secondo inedito dopo la pubblicazione di alcune cover di successo. E proviamo ad entrare dentro al suo mondo musicale.
Un soprano deve essere resiliente, Lucia?
Assolutamente! La carriera è difficile e competitiva, e può richiedere tempo prima di ottenere stabilità. Accettare le critiche, imparare dai propri errori e mantenere la motivazione sono passi che aiutano a perseverare. Partecipare a eventi, fare audizioni e conoscere direttori, cantanti e professionisti del settore permette infine di coltivare contatti che possono aprire porte e offrire opportunità importanti nel mondo della musica. E poi, una raccomandazione che vale sempre: vivere il presente senza pensare al domani. Non pensare alle scorciatoie, lavorare duro e non focalizzarsi sul successo ad ogni costo. È un percorso a piccoli passi che ci forma.
Che importanza ha la recitazione e l’espressività nella tua performance?
L’espressività mi aiuta a comunicare con il pubblico in modo più profondo. Trasmettere emozioni autentiche permette a chi ascolta di immedesimarsi e sentirsi coinvolto, trasformando l’esperienza musicale in qualcosa di più significativo. Richiede anche una profonda comprensione del testo e della musica. Ogni frase musicale ha una sfumatura emotiva, e l’interpretazione consapevole aiuta a far risaltare queste sfumature, rendendo l’esecuzione più dinamica e interessante. Inoltre la recitazione mi permette di esplorare nuove parti del mio mondo interiore, contribuendo a una crescita artistica ed emotiva. Questa esplorazione arricchisce l’interpretazione, dando maggiore profondità e autenticità alla performance. Una voce tecnicamente perfetta ma priva di emozione non riesce a generare la stessa potenza. Bisogna però stare attenti a non eccedere, a non cadere nella trappola dell’ “overacting” e, anche se può sembrare paradossale parlando di recitazione, essere sinceri. Per esserlo è necessario contenere la recitazione nel territorio dell’immedesimazione per una performance davvero memorabile.
Come ti senti riguardo alla tecnologia e ai social media nel mondo della musica?
La tecnologia e i social media hanno trasformato profondamente il mondo della musica, offrendo ai musicisti opportunità straordinarie, ma anche nuove sfide. Grazie alla tecnologia, è più semplice collaborare con altri musicisti, anche a distanza, e interagire con colleghi e professionisti di ogni parte del mondo: molte collaborazioni creative nascono proprio da connessioni social, e questo è un grande vantaggio soprattutto per gli artisti emergenti. Grazie alle piattaforme digitali, i musicisti possono accedere a corsi di formazione, concerti e opere online, scoprire nuovi stili, strumenti e repertori, ampliando il loro orizzonte musicale.
Oggi, i social media permettono a musicisti di qualsiasi livello di raggiungere un pubblico globale. Un cantante può condividere performance, aggiornamenti e i “dietro le quinte”, costruendo una connessione diretta con il pubblico che una volta era difficile ottenere. Con piattaforme come YouTube, Instagram, o TikTok, i musicisti possono mostrare la propria personalità, condividere la propria storia e dare uno sguardo sulla propria arte. Questi canali offrono una promozione diretta e spesso più autentica rispetto ai media tradizionali, consentendo ai fan di sentirsi parte del viaggio dell’artista, con ricadute positive sullo sviluppo della carriera e l’ampliamento del proprio pubblico, anche se bisogna stare attenti all’uso del mezzo: la popolarità sui social può talvolta portare a contenuti che privilegiano la quantità sulla qualità e addirittura mettere fuori fuoco la personalità dell’artista e possono anche generare una certa pressione per avere successo immediato o ottenere approvazione. Vedere i risultati altrui e la loro visibilità può far nascere il confronto o la sensazione di non essere “abbastanza”: tutto questo può essere dannoso per la percezione della propria identità artistica. Il meccanismo del feedback diretto può essere sia una risorsa sia una fonte di grande stress. I commenti possono fornire incoraggiamento e a volte anche critiche costruttive. Ma conosciamo bene ormai il linguaggio polarizzato che è legato ai social: c’è il rischio di incontrare commenti negativi e offensivi, che, se non trattati col necessario distacco possono influire sulla motivazione dell’artista.
Insomma, ritengo che la tecnologia e i social media possano essere potenti strumenti per tutti, ma non devono mancare equilibrio e consapevolezza: chi riesce a utilizzarli con autenticità e cura può ampliare notevolmente il proprio raggio d’azione, mantenendo l’integrità e la qualità della propria arte.
Qual è il tuo rapporto con il pubblico durante le esibizioni?
Essenziale. La connessione con il pubblico è ciò che rende speciale ogni performance, creando un’esperienza condivisa che va oltre la semplice esecuzione tecnica. Sentire il pubblico presente e attento dona energia e motivazione, e l’artista può nutrirsi di queste vibrazioni per aggiungere intensità all’interpretazione.
Ogni pubblico ovviamente è diverso, e la risposta emotiva si avverte distintamente. Questa connessione può dare sicurezza, aiutando a lasciarsi andare e a comunicare in modo più autentico. La cosa che amo fare dopo ogni concerto è incontrare e parlare con le persone che sono intervenute al mio spettacolo.
Ci sono aspetti della musica classica che vorresti vedere più valorizzati?
Sì. Spesso i grandi compositori vengono presentati come figure quasi “intoccabili”. Approfondire le loro vite, emozioni e lotte potrebbe rendere la loro musica più vicina al pubblico, aiutando a comprendere il contesto emotivo delle loro opere.
Nella musica classica, ogni interpretazione è unica: valorizzare il contributo del singolo interprete, cantante, direttore d’orchestra, o solista, potrebbe far comprendere quanto il musicista “crei” realmente in ogni esecuzione, facendo emergere sfumature diverse anche in opere già conosciute.
Nei miei concerti cerco sempre momenti di dialogo e scambio con il pubblico, sia prima che dopo la performance, per rendere l’esperienza più inclusiva e “partecipata”. Anche spiegare brevemente la storia dietro un brano o gli aspetti tecnici della sua esecuzione è un ottimo modo per far apprezzare l’arte musicale a chi non ha una preparazione musicale approfondita.
Sperimentare di più con fusioni tra la musica classica e altri generi o discipline artistiche può far riscoprire al pubblico nuovi modi di apprezzare questa musica e avvicinare anche le nuove generazioni. Oltre ai classici intramontabili, esiste un repertorio contemporaneo meno conosciuto che, secondo me, meriterebbe più spazio. Valorizzando questi aspetti, la musica classica può essere non solo preservata, ma anche rigenerata, accogliendo nuovi appassionati e risuonando in modi sempre più rilevanti e attuali.
Come affronti le critiche e il feedback sul tuo lavoro?
Mantenendomi aperta, considerando tutti i pareri come opportunità per crescere. Credo che ogni osservazione, positiva o negativa, possa offrire spunti di riflessione e aiutarmi a vedere aspetti del mio lavoro che magari non avevo notato. È fondamentale però imparare a distinguere tra critiche costruttive e giudizi meno utili per migliorarsi e andare avanti con maggiore consapevolezza.