E’ una vera e propria regina della dance. Tara McDonald ha raggiunto il successo lavorando con Armand Van Helden e Axwell e scrivendo e cantando successi come My My My e Feel The Vibe, entrambi al numero 1 nelle club chart internazionali. Tra le sue collaborazioni principali, quella con Todd Terry per il disco Get Down e quella con David Guetta con Delirious e You Are Not Alone. Tara si è raccontata ai nostri microfoni in una lunga intervista.
Hai iniziato la tua carriera quando eri ancora una bambina e hai fatto praticamente di tutto: attrice, cantante, presentatrice, ballerina. Qual è il segreto del tuo successo?
In un certo senso ho dovuto fare un po’ di tutto perché nessuno nella mia famiglia veniva dal mondo della musica e io non desideravo altro che cantare, era il mio sogno.
Trovare lavoro come cantante e costruire la mia carriera non è stato facile e quindi ho provato a fare tante cose diverse, la mia strategia è stata quella di provare a lavorare con più persone possibili.
Un percorso fatto di tante, fantastiche esperienze, ho collaborato con dj e musicisti e quando ho realizzato i miei dischi avevo già maturato una certa esperienza, era un mondo familiare, ma sono state fondamentali tutte le fasi del percorso.
Hai descritto un percorso articolato e composto di momenti diversi: pensi che affermarsi nel mondo della musica sia più difficile per le donne?
Credo che per me sia stato relativamente facile, ma sicuramente in alcuni momenti non mi sono sentita rispettata. Quando ho iniziato a lavorare, in molti contesti facevano passare come la “normalità” il fatto di andare a letto con qualcuno. Per quanto riguarda la questione del rispetto, ricordo che una volta al Tomorrowland, avevo realizzato un disco con Dimitri Vegas e, durante l’intervista, il presentatore non mi chiese niente, non pensava che avessi co-prodotto e scritto il pezzo. Forse, l’intervistatore era convinto che avessi solo cantato, ma insomma per dire che ho avvertito un trattamento diverso. Quando ero una ragazzina mi hanno anche chiesto di togliermi il top durante una prova in studio.
Hai realizzato delle super hit: qual è la tua ricetta per la traccia perfetta?
Non c’è una ricetta per la musica, trascorri lo stesso tempo, dedichi la stessa passione alla realizzazione di tutte le canzoni, ma ci sono forze che non dipendono da te. Lavoro con persone che vengono da tanti posti diversi e collaboro con diverse creatività e penso che questo contribuisca a rendere la mia musica quello che è eppure, alcuni pezzi funzionano benissimo e altri meno. In ogni caso amo lavorare in team con una visione globale.
Hai lavorato con grandi musicisti, attori, creativi: c’è qualche aneddoto che ti va di raccontarci?
Una volta ho lavorato con Bryan Ferry, un artista grandissimo, una vera rock star e mi ha sorpreso moltissimo perché in studio mi ha ringraziata dicendomi che era un piacere lavorare con una cantante così brava perché lui non si considera un bravo cantante. Una cosa incredibile! Stiamo parlando di un’artista straordinario!
Il ritorno sul palco ti eccita o magari tornare a contatto con il pubblico dopo tanto tempo ti spaventa?
Ho provato una certa ansia all’idea di trovarmi di nuovo in mezzo a tante persone anche perché il mio partener durante il lockdown ha subito un intervento al cuore e quindi anche quando il paese ha ripreso le attività ecc noi eravamo ancora molto prudenti per tutelare la sua salute.
All’inizio è stato strano, ma quest’anno ho partecipato a un concerto in Egitto ed è stato stupendo, ho anche pianto dall’emozione ad un certo punto.
La nostra specie ha bisogno di socialità e tornare a qualcosa di molto primordiale come il ballo, il ritmo, la musica è stata un’esperienza potente, ci siamo riconnessi.
Durante il lockdown abbiamo fatto tante cose, delle bellissime performance, mi è servito anche per non perdere la bussola, considerando che la mia identità è strettamente legata al canto, è quello che faccio da quando sono una bambina e in un certo senso avevo paura di perdermi. È stata la mia terapia, anche se niente di paragonabile al contatto con il pubblico.
Hai iniziato giovanissima, hai fatto tantissime cose e costruito una carriera incredibile: hai ancora un sogno nel cassetto?
Ho ancora una passione fortissima per la musica e tantissime cose che desidero fare, scrivere qualcosa di cui essere fiera. Certi giorni mi sento di non riuscire a combinare niente e il giorno dopo invece viene fuori qualcosa di bello, che mi esalta! Vorrei scrivere un musical sul sesso e le relazioni.
Ho lavorato con David Guetta, Planet Funk eppure non riuscivo a firmare con un’etichetta finché non ho incontrato il mio manager per questo ho fondato la mia agenzia di management per aiutare gli artisti emergenti e fornire loro una dimensione professionale per affermarsi nel mondo della musica.
Il processo emotivo che c’è dietro la carriera di un’artista è molto complesso e fatto di up&down, immagino che non sia facile …
Devi amare quello che fai perché è un percorso molto, molto tosto, devi essere resiliente e tenere duro. Non mollare alle prime difficoltà e crederci, crederci sempre.
C’è qualcosa che rimpiangi?
Credo che il più grande errore che ho commesso quando ero più giovane riguarda l’assenza di fiducia, non sapevo di chi fidarmi e forse ho perso delle occasioni. All’epoca facevo del mio meglio, ma non avevo ancora un team che si occupasse di tutti gli aspetti, anche rispetto al look, temevo di perdere la mia identità e invece mi hanno aiutata moltissimo. Non volevo l’aiuto di nessuno perché non capivo quanto fosse importante fidarmi e affidarmi. In questo senso devo molto al mio manager Fred.
Un’artista è come una torta nuziale, vediamo solo la statuina in cima, ma ci sono tante persone che con le loro competenze e professionalità contribuiscono alla creazione di tutto l’insieme.
I giovani artisti tendono ad auto sabotarsi, ma è perché non sono preparati mentalmente, non hanno esperienza e pretendono di fare tutto da soli.
In Italia il tuo manager è Francesco Andrisani e ti sei esibita spesso anche nel nostro paese. Mi piacerebbe sapere se hai mai notato qualcosa di diverso nel pubblico italiano..
Si! Gli italiani hanno stile, sono tutti molto curati e ben vestiti, in particolare gli uomini! Sono attentissimi al look, per me è sorprendente, è una cosa che amo!
Una volta a Napoli, ad una festa in spiaggia ho notato che sono tutti molto gentili, aperti ed accoglienti e in un certo senso anche “leali”, sono affezionati all’artista. Rispettano molto le canzoni del passato, le ricordano, le suonano e vivono nella memoria di quelle emozioni.