Alan Walker a Sound On: “All’inizio ero spaventato dal palco, ma poi…”

Sono finiti in fretta i periodi in cui Alan Walker veniva presentato solo come un astro nascente della musica, perché in pochissimo tempo l’artista anglo-norvegese ha saputo confermarsi con primati e palcoscenici di livello internazionale. Nato a Northampton nel 1997, la passione che lo ha spinto fin da bambino a sperimentare musica attraverso i programmi del suo computer si è trasformata in un’enorme opportunità che, come racconta lo stesso Alan Walker in esclusiva a “Sound On”, può capitare una sola volta nella vita. E non va sprecata.

 

La sua fama passa prevalentemente da “Faded”, entrata di diritto nella classifica degli indimenticabili tormentoni datati 2015. Da quel momento il dj non si è più fermato e attualmente porta la sua musica in giro per il mondo: sabato 15 ottobre il suo “Walkerverse The Tour” farà tappa all’Alcatraz di Milano per un’unica data italiana all’insegna dello spettacolo.

 

 

 

Quando è iniziata la tua storia con la musica?
È iniziato tutto quando ero piccolo, mi sono subito interessato alla struttura della musica che ascoltiamo, techno, house e ho incominciato a cerare on line, avevo dodici o tredici anni.

 

Sei per metà inglese e per metà svedese, nella tua musica quale anima prevale?
Non ho origine.. la mia anima ha più a che fare con ciò che mi piace scrivere, le melodie, le parti vocali, forse sono più tipicamente scandinave.

 

Hai mai sofferto di ansia da prestazione?
Sì, quando ho iniziato ero molto spaventato sul palco, davanti a tante persone, ma più mi forzavo, ci stavo dentro più mi rendevo conto che alle persone non interessava, erano interessate alla musica.

 

Molti dicono che il pubblico italiano sia particolarmente “caldo”, pensi sia vero?
Beh, direi di sì, tutte le volte che sono stato in Italia, al Fabrique di Milano il pubblico mi ha sempre accolto a braccia aperte, con molta energia ed entusiasmo. Mi sono sempre divertito molto!

 

Quando ti sei accorto che la musica era la tua strada?
In realtà non l’ho capito in un momento preciso, è stato un percorso, una transizione. Ad un certo punto mentre ero a scuola le strade hanno incominciato a dividersi, dovevo decidere se continuare a studiare o prendere il rischio, salire sul treno. Per me era un’opportunità che ti capita una volta nella vita, fare musica e girare il mondo.

 

I tuoi look sono un modo per “nasconderti” o solo per stare comodo?
Direi entrambe le cose. Il mio focus è sempre stato la musica, molto meno il look, ma così posso andare in giro ovunque senza mai essere riconosciuto.

 

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Voglio sicuramente continuare a fare musica, viaggiare, vedere il mondo, nuove città, tanti posti.

 

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