Versailles e Missey, “Comfort Fit” è il risultato di un’amicizia speciale

Quando il duro lavoro è arricchito da una forte amicizia che non sembra conoscere barriere, il risultato è senza dubbio straordinario. Per maggiori dettagli chiedere a Luca Briscese e Francesca Sevi, in arte Versailles e Missey, che dopo un lungo periodo di rincorse e comunicazione a distanza si sono trovati per dare libero sfogo all’esigenza naturale di trovarsi in studio per trasformare le loro emozioni in musica. Da qui nasce “Comfort Fit”, definito come un coinvolgente e sofferto botta e risposta tra due persone all’interno di una relazione. Emerge così l’incomunicabilità che si rischia di raggiungere e gli ostacoli chiamati ad affrontare nel momento in cui si sente di aver raggiunto una sorta di stabilità nel rapporto.

 

Il brano arriva a sei mesi di distanza da “-tipico”, l’ep d’esordio che Versailles ha pubblicato dopo l’esperienza vissuta a X-Factor, nel roster di Hell Raton. In contemporanea all’uscita del singolo, Versailles ha annunciato anche le prime due date del nuovo tour: martedì 8 novembre si è esibito all’Arci Bellezza di Milano, mentre e martedì 29 novembre al Locomotiv Club di Bologna.

 

 

L: È così. Come diceva Franci, ci siamo conosciuti nel 2018 a un suo live e io l’ho stalkerata sin da subito perché mi aveva folgorato anche se ci eravamo mai visti di persona. Sono seguiti circa due anni di messaggi random su Instagram, anche perché lei viveva già a Milano, mentre io ero a Pescara. Quando mi sono trasferito le ho chiesto di vederci e di lavorare insieme. Il destino lo cercava, lo chiamava e siamo arrivati a fare questo brano che ha seguito un po’ l’evoluzione del nostro rapporto, del nostro percorso personale. È stato tutto molto molto naturale.

 

Con questo brano emerge l’esigenza di raccontare qualcosa di voi e portare avanti un concetto in cui credete in maniera forte
L: Per la nostra idea di musica, alla base c’è sempre la necessità di dire qualcosa. In questo caso, abbiamo iniziato a scrivere il brano come una sorta di esperimento e quando abbiamo cominciato non avevamo un’idea specifica su cosa dire, anche se già in prima session quasi la totalità del testo era fatto. Ma la cosa che mi ha stupito è che tutto quello che avevamo già scritto non era altro che il riassunto di quello che avrei attraversato da lì a poco nella mia vita. Da questo è dipeso il fatto che il brano abbia avuto un’elaborazione così lunga, perché poi una volta che determinate cose stavano accadendo nella realtà, ci siamo fermati per capire come si sarebbe evoluta quella dinamica.

 

Come si fa a coinvolgere un altro artista in una quelle che sono emozioni strettamente personali e riuscire a condividerle per una collaborazione?
L: Penso che la cosa che abbia giocato molto a nostro favore è il fatto che a livello personale io e Francesca siamo molto simili, sia a livello di overthinking, sia del modo di relazionarsi con gli altri. Siamo due timidoni che però al contempo sono leggermente spacciati, quindi ci somigliamo sotto parecchi punti di vista. Ricordo la seconda o terza session di scrittura, quando io ero in piena tempesta perché stavano succedendo mille cose e ogni volta che provavamo a ragionare su una frase lei mi suggeriva le parole. Anche da questo punto di vista è stato naturale e alla fine siamo arrivati a un punto in cui ci siamo guardati, quello che avevamo scritto era quello che volevamo dire ed è venuto fuori in maniera naturale.

F: A volte le canzoni lo sanno da prima, ci sono proprio delle cose caratteriali che vengono fuori ancora prima che te ne capaciti e secondo me proprio anche le varie fasi del pezzo hanno assolutamente confermato questa cosa. Scrivere e decidere di collaborare con un’altra persona è fidarsi, sempre un po’ di più, in maniera graduale, cominciando a scegliere delle parole specifiche. È bello ritrovarsi nei passaggi e nelle immagini come succede a noi.

 

 

A livello di sonorità quali sono i vostri punti di incontro?
F: Sicuramente sono un incredibile amore per Frank Ocean e tutto ciò che poi è venuto grazie a lui; abbiamo anche una visione comune a livello vocale su come utilizzare l’effettistica e su come alcune espressioni e sensazioni arrivano più dirette se raccontate in un determinato modo. Secondo me il punto d’incontro tra le nostre voci è proprio il fatto che le utilizziamo entrambi in modo molto espressivo, in modo soggettivo. Il nostro è un incastro fatto da alcuni contrasti sulla stessa matrice, ovvero quella di arrivare super diretti a chi ascolta.

L: a livello di genere, l’area comune è sicuramente l’RnB e il soul americano per quel tipo di suoni. Infatti, anche a livello di produzione questo è un brano che si discosta abbastanza da quello che ho fatto fino ad adesso proprio perché c’era voglia da parte mia di fare questa cosa e sapevo che con lei l’avremmo fatta bene.

 

Ascoltando le vostre risposte mi viene naturale chiedervi se rispecchiate in qualche modo quello che è il contesto musicale degli ultimi anni, ovvero uscire sempre di più dal genere di appartenenza, qualunque esso sia.

 

Vi vedremo collaborare anche durante i live?
L: Abbiamo duettato al live di Milano. Ora non so se Francesca ha da fare il 29, se vuole partecipare al mio concerto di Bologna è ufficialmente invitata. Stiamo anche pensando di fare una versione live in studio. Io sono un amante dell’unplugged, quindi colgo l’occasione per fare un annuncio: cerchiamo un violoncellista o qualcosa di simile, vogliamo un arco, vorremmo fare una cosa del genere.

 

A livello di album invece cosa possiamo aspettarci? C’è già in pentola qualcosa che bolle?
L: Bolle roba sicuramente. “Comfort Fit” anticipa il repack del mio Ep uscito a maggio e quindi seguiranno altri due brani. Sempre per la regola che la musica e la vita palesano le cose solo dopo che le hai già scritte, mi sono reso conto che questa re-pack è proprio il trittico delle storie d’amore finite male, raccontate in maniera differente.

 

C’è qualcosa su cui invece vi scontrate?
F: No, al momento non ci siamo mai trovati in disaccordo. Invece posso dire che a livello caratteriale è una persona molto bella e non ha mai paura di non saper fare una cosa. Si butta moltissimo, si mette in discussione, cosa che vorrei imparare da lui perché sento di dover fare un passo in più.
La cosa bella di avere amici che poi sono delle anime che progettano musica è proprio quello di poter imparare da loro e averli vicini, perché avere la voglia di imparare le cose come lo fa Versailles io non l’ho vista in altre persone.

 

Luca ti offro la possibilità di pareggiare, chiedendoti cosa tu hai imparato da Francesca
L: Amo la modalità con cui riesce a trasmettere le emozioni nei suoi brani, questo sin dalla prima volta che l’ho sentita. Il dettaglio con cui riesce a descrivere determinate emozioni e sensazioni. A volte mi è bastato ascoltare una sua canzone o interpretare un suo verso e rendermi conto che avrei voluto saper dire anche io così determinate cosa.
E poi va detto che ha una padronanza della voce incredibile.

 

 

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