Cristian Margelia, con “Maybach” alla scoperta del suo stile “ghetto chic”

La sua musica nasce dalla strada ma viene impreziosita da raffinatezza ed eleganza, restando fedele allo stile americano che ha ispirato la diffusione del rap. È questa la ricetta vincente della musica ghetto chic di Cristian Margelia, giovane promessa nella nuova generazione trap e hip hop.

Nato nel 1996 a Zurigo da genitori italiani e cresciuto in Ticino, vanta diversi brani di grande successo come “Venti3”, “In Zona”, “Felpa col Cappuccio”. Nel 2019 il suo percorso artistico si incontra con quello del producer multiplatino Neezyboy, che gli permette di perfezionare il suo stile ed emergere con un’identità ben riconoscibile. Ne sono una prova “2003” e “Maybach”, gli ultimi singoli usciti rispettivamente a ottobre e a dicembre.

 

A ottobre sei tornato sulla scena con “2003” e adesso è uscito il nuovo singolo “Maybach”. Che momento stai vivendo?
Sì, sono tornato in carreggiata. In realtà avevo prodotto anche un Ep questa estate perché avevo bisogno di fare musica, però l’ho spinto relativamente. Il singolo “Facil” sta andando molto bene, così come “2003”. E anche “Maybach” sembra partita nel migliore dei modi, quindi sono molto felice.

 

Hai definito questo brano “un pezzo ghetto chic”…
Il rap arriva sempre dalla strada, da qui il riferimento al ghetto, però sta puntando a qualcosa di più raffinato, borghese, chic. Diciamo che non ho inventato nulla di nuovo, perché già Gué Pequeno ha cominciato a lavorare su questo stile, io ho solo aggiunto la mia visione.

 

Quanto c’è delle tue esperienze personali in quello che scrivi?
Sicuramente tanto, deve necessariamente esserci del vissuto in quello che racconti. Mi piace vedere la musica come se si trattasse di un’esperienza cinematografica, un film da poter scritturare. Perciò gli episodi vengono amplificati.

 

Quanta ispirazione hai trovato nel rap e nell’hip hop americano?
Ho preso tutto da quel mondo, sono proprio il prodotto dell’oltreoceano. Ricordo che quando avevo sei anni e mia madre lavorava sempre, ci accudiva una baby-sitter che era solita seguire sempre “Mtv”. Passavano i brani di Eminem, 50 Cent, Puff Daddy… e io restavo con la bocca aperta davanti alla televisione. A scuola andavo vestito “alla americana” e i miei compagni hanno iniziato a farmi sentire anche il rap italiano, ma inizialmente ho fatto molta fatica perché ero abituato ad altro. Poi pian piano mi sono avvicinato anche a quello.
L’importante poi è avere una base generale e aggiungere qualcosa per essere riconoscibile. Io devo ancora raffinare, però ci siamo quasi.

 

A proposito di raffinare, un contributo importante sta arrivando dalla collaborazione con producer Neezyboy, con cui lavori dal 2019
Ci siamo conosciuti sentendoci per messaggio, lui mi mandava delle basi che mi esaltavano e da quel punto di vista siamo sempre stati molto compatibili. Già ai tempi io avevo manifestato di voler fare un rap raffinato e lui che lavora con violini e orchestra era perfetto.

 

C’è un aspetto sul quale ti ha aiutato in maniera particolare?
Farmi concentrare sulla musica senza focalizzarmi troppo sui numeri degli ascolti. Un bel pezzo che fa poche visualizzazioni alla lunga vale molto più di uno brutto con tante views. Mi ha insegnato ad avere pazienza, darmi tempo e a fare prodotti di qualità.

 

Oggi quali sono i tuoi punti di riferimento?
Ci sono artisti americani che ascolto sempre, a partire da PnB Rock, scomparso da pochi mesi, oltre a Drake e a Tory Lanez, anche se quest’ultimo in realtà è canadese. Per quanto riguarda l’Italia non posso non citare Gué Pequeno e Lazza, a cui sono molto legato non solo professionalmente. Ho avuto la fortuna di conoscerlo prima che avesse questo grande successo e mi ha insegnato a credere in ciò che fai. Infine, seguo con molto interesse anche VillaBanks.

 

Lazza è stato da poco annunciato tra i big in gara al Festival di Sanremo.
Sono molto contento, era ora che uno come lui arrivasse anche al Festival di Sanremo. Però va detto che non tutti possono fare il suo percorso: lui è il classico ghetto chic, perché è di strada, ma suona il pianoforte.

 

Invece per il tuo 2023 quali sono i tuoi buoni propositi?
Voglio continuare a fare musica e a farmi apprezzare, senza pormi degli obiettivi particolari con il rischio di restare deluso. E poi mi piacerebbe fare dei live in tutta Italia.

 

 

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