La stella nascente di Lucia Rubedo

Soprano pura, si concede anche al crossover perché dotata di una vocalità senza confini. Lucia Rubedo nasce a Cremona e si avvicina allo studio del pianoforte a nove anni. Inizia gli studi del canto successivamente con il baritono Giuseppe Riva. Da lì, un percorso di intensi studi che continua ancora oggi, e che ha portato Lucia fino al suo primo, intensissimo album “Canto”, prodotto da Fabrizio Campanelli e dalla label Candle Studio di Milano. Nel disco è presente un brano inedito, che dà titolo al cd, con la musica dello stesso Fabrizio Campanelli (noto compositore con già all’attivo due nominations al premio David di Donatello) e dieci brani cover che sono entrati nella memoria collettiva. Trattasi di vere pietre miliari nell’ambito della musica da film, del musical e anche del pop. Appena decretata “Voce Rivelazione dell’Anno” al Teatro Ghione di Roma, Lucia Rubedo è in procinto di partire per Cattolica, dove sarà Special Guest musicale sul palco del Teatro della Regina, all’interno della 16esima edizione del prestigioso Premio Città di Cattolica.

“Voce Rivelazione dell’Anno”: un Premio importante, per una carriera che guarda al futuro con gioia. Quali sono state le tue emozioni sul palco del Teatro Ghione?

Premetto che sono una persona estremamente emotiva e vivo di emozioni; ho imparato nel corso della mia vita a far tesoro di quello che ho vissuto e che mi è dato da vivere. Ogni emozione positiva o negativa – non butto via niente, faccio tesoro di tutto – è per me un tassello in più per costruire la strada di un percorso che intendo seguire proprio attraverso i doni che ho ricevuto, le esperienze che ho vissuto. Ricevere questo premio è stato un momento emozionante,  soprattutto perché oltre al pianista Andrea Napoleoni che mi accompagnava sul palco, tra il pubblico c’era tutto lo staff della Candle Studio che, con il loro lavoro e la loro professionalità, mi hanno aiutata a raggiungere questo piccolo traguardo. Questo premio, infatti,  è anche il loro! Sono questi i momenti in cui si percepisce che ciò che si è fatto fino a quel momento, la lunga preparazione, il lavoro di studio, la ripetizione ossessiva alla ricerca della sfumatura, acquisisce una forma concreta, si manifesta come un treno carico di emozioni che ti investe in un istante. Ma ogni volta che salgo sul palco il mio cuore e la mia anima vivono l’esperienza come se fosse sempre la prima volta…

Prossimamente, sarai Special Guest sul palco del Teatro della Regina a Cattolica. Per l’occasione sarai in compagnia di diversi nomi autorevoli, per un parterre culturale che allietera’ la sedicesima edizione del prestigioso Premio Citta’ di Cattolica. Come ti appresti a questo cammeo di ospitata? 

In questi ultimi mesi sono successe così tante cose che neanche immaginavo. Il 12 dicembre scorso è uscito il mio primo album Canto, a marzo ho ritirato il premio “Voce rivelazione dell’anno” al Teatro Ghione di Roma e adesso si aggiunge questo invito come Special Guest al prestigioso Premio Città di Cattolica. L’emozione è grande perché più si sale in alto, più le aspettative aumentano. Il mio approccio però rimane sempre lo stesso: che davanti a me, vi siano una sola persona o mille, o che io sia chiusa nel mio mondo del lavoro di studio, canto sempre alla ricerca di me stessa, del perfezionamento e della “vibrazione” perfetta. In quel momento tutto scompare, tranne l’armonia e la bellezza di ciò che sto facendo. Quella stessa sera, il 20 aprile a Cattolica, potrei ricevere il “Premio Speciale per la musica” ed io e la mia produzione siamo tutti molto emozionati. Mi sto preparando quindi come ho sempre fatto, ovvero studiando ogni giorno i dettagli per migliorare le mie prestazioni artistiche.

Come sta andando questo tuo Canto?  Quali sono le recensioni che stai raccogliendo su questo tuo primo album?    

L’accoglienza sta andando oltre le aspettative. Sia la canzone originale “Canto”, che dà il titolo all’album, sia le altre cover restituiscono dei feedback che mi riempiono d’orgoglio e mi danno la spinta per andare avanti. Soprattutto mi colpiscono in positivo i commenti che pongono l’accento sul sogno, sulla dimensione più comunicativa del canto, quella che va al di fuori di qualsiasi etichetta, ma che è l’essenza stessa di questa attività artistica. Comunicare ed entrare dentro lo spirito di chi ascolta è sempre stato il mio sogno, e sapere che anche per pochi minuti hai fatto piangere, sorridere, sognare, sperare qualcuno, è qualcosa che non ha prezzo.

Ph Oliviero Belometti

Da poco ti sei laureate in Canto Lirico al Conservatorio di Milano, concludendo formalmente un percorso di studi iniziato molti anni fa. Un altro traguardo importante raggiunto. Come ti senti? Una soprano finisce mai veramente di studiare? 

Vero. Eccomi finalmente arrivata alla fine di questo percorso che mi ha portata ad ufficializzare quello che fin da bambina sognavo di essere. Nelle ultime settimane ho ripensato spesso a quello che è stato il mio percorso, e se mi chiedessero di descriverlo userei le parole “coraggio” e “passione”: la somma  di un’operazione magica il cui risultato è “libertà”! In fondo mi mancheranno un po’ i banchi e i corridoi del Conservatorio di Milano,  perché è anche lì che ho imparato a lottare, è lì che ho imparato ad amare e ad affezionarmi a quell’ insegnante, a quel compagno di classe. Ogni esame sembrava sempre una montagna insuperabile, ma è stato anche grazie a quegli esami che ho imparato un po’ di più come si affrontano le sfide, come non ci si arrende, come si raggiungono passo dopo passo e con coraggio gli obiettivi. Mi mancheranno questi 5 anni, perché in questo periodo di tempo ho conosciuto persone meravigliose;  in questi anni ho vissuto momenti che da oggi diventeranno ricordi, che mi porterò dentro per sempre. Tra quei ricordi ci sarà per sempre nascosta una piccola parte della mia felicità. Proverò anche un po’ di nostalgia quando ripenserò, a quelle persone, a quelle amicizie che rimarranno rinchiuse nel passato dei miei ricordi; alcune mi accompagneranno semplicemente ancora per un breve tratto di strada ed altre invece diventeranno certezza e vita del mio presente futuro per chissà quanti anni. Questo in fondo non lo posso ancora sapere… Tra quei banchi, in quelle aule, in quei corridoi, scorreranno sempre l’amore e i sogni che ho condiviso.

Finire di studiare? No, mai. Lo studio è un’azione necessaria per un artista, così come lo è respirare.  So che passerò tutta la vita a cercare dentro di me forme invisibili per provare a  creare il suono perfetto. Forme cangianti, di luce e di ombra, di metallo luccicante e di morbide piume, di lame taglienti e soffi delicati. Forme ricche di sfumature e sensazioni che, molto presto, ho capito essere infinite. E questo un po’ mi fa paura, perché domani potrei non riuscire a trovare quello che oggi mi sembra giusto, compiuto, risolto. Lo studio prevede anche tante altre cose, non solo la pratica Canora,  ma anche ore di esercizio fisico,  perché ho bisogno di un corpo sano e in forma per poter cantare e tanto studio interiore volto alla ricerca di nuove emozioni da poter trasmettere. C’è tanto da fare e tanto da imparare ogni giorno!

Un pensiero, un messaggio, una speranza: scegli tu cosa lasciare alla fine di questa nostra chiacchierata.

“L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando le sei vicino…”.

Aveva ragione Charles Bukowski quando ha scritto questa frase, perché oggi va di moda il consenso, non la libertà. La libertà è complicata da spiegare, ma posso provare a ricondurla al concetto di amarsi, di cui non sono peraltro una grande esperta, ma proverò a darne un’idea personale. A mio avviso, quando mi amo mi accetto. Mi accetto non solo come vincitrice, mi accetto soprattutto come vinta, quindi accetto anche la me che cade, quando cade, e soprattutto mentre sta cadendo. Accetto che ci siano dei periodi meno colorati, un po’ più grigi, un po’ più nuvolosi; anzi, a volte quelli nuvolosi proprio li pretendo, perché li considero imprescindibili, necessari all’esistenza, perché se non sappiamo riconoscerci ed accettarci come vinti, non potremo mai farlo nemmeno come vincitori. Amarsi significa anche sbagliare davanti a tutti, mettere il piede in fallo e  non sentirsi comunque giudicati. Amarsi significa esseri liberi e pensare che siamo tutti in grado di fare ciò che vogliamo veramente fare nella vita.

Quanti di noi possono dire di aver realizzato i loro sogni di quando erano piccoli? Anch’io, come tutti, ho dei sogni infranti. Mi piacerebbe raccontare di me bambina e di chi avrei voluto essere prima di chi sono diventata e di chi diventerò. Potrei raccontare di quante cose ancora non coincidono in me, di quanto sia sempre alla ricerca della mio vero io ogni volta che mi vedo riflessa allo specchio. Potrei mostrare dei miei  momenti d’inesistenza, dei pezzi di puzzle che ho perso per strada, quelli più prossimi al mio coraggio. Ma nonostante tutto questo, ogni giorno, piano piano, mi corrispondo sempre di più. Nessuno può vedere i sacrifici, quanto mi è costato assomigliarmi e come sono riuscita a ritrovarmi ogni volta. La libertà costa, la libertà mi ha sempre imposto dei rischi e il consenso che ho sempre cercato invece no. Quello attutisce, appiana. Mi sono sempre chiesta cosa fosse la libertà. L’ho sempre cercata al di fuori e non capivo come mai mi sentissi infelice; poi ho capito che la vera libertà andava cercata solamente dentro di me, e iniziava a farmi bene. Ho intuito che sarebbe stata la miglior compagna per i miei sogni. Ho iniziato ad essere il centro di me stessa, dei miei sogni e delle mie aspirazioni: i sogni non costano nulla, se non la fatica di andarci vicino. Da bambina mi dicevo “arriverò alla luna”… ora aggiungo che, se anche non ci riuscirò, in ogni caso mi ritroverò seduta tra le stelle. Non so cosa mi aspetta nel prossimo futuro e sinceramente non ho l’ossessione di scoprirlo. Sono un essere umano e come tale ho tante paure,  ma ho il coraggio di ammetterle tutte. Ma così come non ho paura di innamorarmi, non ho paura di vivere la musica, i miei sogni, la vita, libera di essere cacciatrice dei miei orizzonti.

Questa è la cosa che auguro a tutte le persone che mi stanno leggendo in  questo momento.

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