Nel mondo di Jeson tra il suo progetto musicale, il feat. con Mengoni e… tanta pazienza

Il suo ultimo singolo “Hallelujah”, pubblicato lo scorso 16 giugno, è solo l’ennesimo tassello di un progetto che Jeson porta avanti con passione e pazienza, ma che lo ha già visto raggiungere importanti traguardi nonostante la sua giovane età.

Nato nel quartiere romano di Cinecittà nel 1998, Daniele Fossatelli – questo il suo vero nome – si avvicina alla scrittura dilettandosi con testi e poesie, per poi trovare il giusto abbinamento con la musica e dar vita a un impegno professionale che oggi lo vede emergere sia come cantante, sia come autore per altri artisti. Tra questi anche Marco Mengoni, che nel suo ultimo album “Materia Prisma” lo ha voluto coinvolgere attivamente nel brano “Lasciami indietro”.

Come racconta lo stesso Jeson nell’intervista esclusiva rilasciata a “Sound On”, ogni singolo lavoro serve a costruire il suo sogno più grande, quello di potersi affermare tra i grandi della musica e di poterci restare a lungo.

 

 

 

Iniziamo dal tuo ultimo singolo “Hallelujah”
Penso che sia uno dei pezzi più belli che abbia scritto e cantato. Non è sicuramente l’unico, ma uno dei miei preferiti e a essere sincero non vedevo l’ora che uscisse, anche perché l’ho scritto circa un anno fa. Inizialmente si presentava come un brano molto elettronico e poco acustico, poi lo abbiamo lavorato con la direzione artistica di Enrico Brun per creare un contrasto tra la vena italiana e i vari riferimenti presi dalla musica americana, londinese e francese. Ci tengo a dire che è un brano importante e che è dedicato a una persona importante.

 

Nella testa di un cantautore, come si evolve quello stesso brano dal momento della scrittura a quando poi viene pubblicato?
Ricordo un’intervista, se non sbaglio di Achille Lauro, in cui diceva che gli artisti sono i fotografi del mondo. Ed effettivamente se guardi una foto che immortala un momento passato della tua vita, inevitabilmente dentro scaturiscono ancora delle emozioni. E lo stesso vale per un brano e le immagini da cui è costituito. Ammetto, però, che è difficile aspettare così tanto tempo per la pubblicazione. Sto imparando che la musica ha bisogno delle sue tempistiche per uscire nella maniera più giusta e per essere compresa al meglio dal pubblico: solo così può affezionarsi a un progetto. Questo mi permette di dire che la musica mi ha fatto un dono che prima non avevo, ovvero la pazienza.

 

Serve pazienza, ma allo stesso il tuo ultimo anno ti ha visto protagonista di passi importanti, a partire dal passaggio alla nuova etichetta. Come hai vissuto tutto questo?
Si tratta di un’esperienza bellissima e l’ho vista come la conferma di ciò che avevo in testa. Cominciare a fare musica in questo modo, con un team di persone bravissime che lavora con te e ti sta vicino, è bellissimo e ti permette di sentirti parte di una famiglia. E poi credo che sia stato importante rilanciarsi con un progetto di questo tipo, dove emerge un Daniele molto più maturo e ci sono delle scelte artistiche coraggiose. È esattamente quello che abbiamo presentato in Sony, precisando la volontà di creare un’identità che potesse distaccarsi da tutto quello che è la musica di adesso. Stiamo lavorando, mattone dopo mattone, e sono sicuro che soltanto così una volta arrivati in alto ci sarà la possibilità di rimanere con qualcosa in cui la gente possa riconoscersi.

 

In questo progetto che stai portando avanti puoi già vantare una collaborazione con Marco Mengoni, con un brano compreso nel suo ultimo album
Grandissima soddisfazione e soprattutto ho avuto la possibilità di conoscere Marco come persona, una bellissima anima. L’esperienza che sto portando avanti come autore per altri artisti mi ha permesso di conoscere molte persone, tra cui Marco Mengoni. E con lui c’è stata subito un’energia che ci ha fatto lavorare insieme in maniera diversa. Penso che la sua richiesta di una collaborazione con me non sia affatto un gesto scontato e confesso che all’inizio mi ha sorpreso molto. In fondo, essendo un artista emergente, non ho visibilità da dargli e il fatto che abbia scelto me in un album che conta solo tre collaborazioni ha un valore immenso e mi ha fatto capire che la musica può andare al di là di quello che si costruisce intorno ai vari progetti. Lui è stato molto impegnato tra il Festival di Sanremo, l’Eurovision, il tour europeo, però lo aggiornavo sul provino di volta in volta e alla fine gli è piaciuto molto, ha voluto aggiustare alcune cose e poi mi ha chiesto di collaborare insieme.

 

Guardando tutto quello che stai facendo, quanto pensi che influisca il talento naturale e quanto deriva invece dalle esperienze sul campo?
Sicuramente direi un 50 e 50. L’esperienza con altri artisti ti lascia molto, come è normale che sia, come mi lascia molto ogni volta che prendo la penna e inizio a scrivere una nuova canzone.

 

 

Cantante e autore per altri: come distingui una canzone che finisce in un tuo progetto da quelle che consegni ad autori terzi?
Lo sto imparando anche io piano piano. Quando scrivi per te stesso hai la possibilità di parlare di qualsiasi cosa senza censure, mentre quando scrivi per altri devi trovare un testo che non sia né troppo personale, né troppo generico. Bisogna trovare quella giusta via di mezzo, uscendo dalla sfera personale e creare qualcosa in cui si possano rispecchiare facilmente tutti, senza risultare banale.
Il percorso come autore mi sta aiutando molto a crescere anche a livello artistico, perciò tutti gli insegnamenti li riporto nei miei progetti come cantante.

 

Tra gli artisti che non hai ancora incontrato, con chi ti piacerebbe lavorare?
Per il tipo di timbro vocale, come autore mi piacerebbe scrivere per Irama. Come artista invece potrei farti tanti nomi, a partire da Marracash, una delle penne più belle d’Italia, e stimo molto anche Madame. Entrambi toccano sfere che potrebbero accomunarsi bene alla mia, quindi potrebbe uscire qualcosa di bello. Però adesso meglio pensare prima al progetto singolo.

 

Quali sono gli argomenti su cui ti ritieni più forte e quelli invece su cui fai ancora fatica?
Se si parla di amore riesco sempre a tirare fuori qualcosa, cercando di non essere banale perché purtroppo viene usato da tutti. Fatico con i pezzi estivi, devo capire in che modo portare il mio timbro anche su quello. Però ci sto lavorando e sono certo che arriverà qualcosa.

 

Qual è il sogno che conservi nel cassetto?
Realizzarmi, ma soprattutto rimanere. Non mi bastano dieci minuti di gloria, ho voglia di rimanere ed essere riconosciuto come quello che ha portato quel tipo di musica. Questo è il motivo per cui sto lavorando molto sulla pazienza e sulle tappe da fare. Ovviamente a questo si aggiunge l’idea di fare tanti live, cantare davanti a un sacco di persone. Ma più di ogni altra cosa, mi piacerebbe rimanere.

 

 

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